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S. Massimiliana tra storia e leggenda

sabato 24 aprile 2021, di redazione


Il prof. Tiziano Izzo ha appena annunciato che la Santa Sede ha preso in carico la parte centrale del processo di Betatificazione e Canonizzazione di Padre Berardo Atonna (1843-1917), dei Frati Minori Alcantarini, autore di un libro agiografico su S. Massimiliana e predicatore nel nostro paese. L’inizio del processo informativo sulla sua santità risale addirittura al 1930.
Allora cogliamo l’occasione per contribuire all’approfondimento sulla ’santa di Grazzanise’, che sicuramente si svilupperà a seguito di questa notizia, pubblicando questo testo (ancora in bozza) che avevamo approntato per un altro lavoro.

Trattando del Quattrocento non si può fare a meno di parlare di quella che la tradizione popolare considera una santa, cioè Santa Massimiliana Bona, intorno alla cui figura aleggia il mistero e il mito. Mistero per quanto attiene al vero oggetto di culto e mito che ha alimentato la tradizione locale.
Per quanto riguarda il primo aspetto si sa che nei tempi antichi era diffuso anche nelle nostre contrade un culto per S. Massimiliano. Di santi con questo nome ce n’erano almeno quattro, quello di Roma, quello di Celeia, quello di Tebessa e quello di Antiochia. Pare che sul territorio italico, almeno in alcune determinate zone, fosse preminente la venerazione per S. Masimiliano di Tebessa, decapitato nel 295 sotto il consolato di Nummio Tusco e Gaio Annio Anullino. Narra Gaetano Cambiagi nella sua breve storia del santo:

“Il P. Mabillon in tom. 4 Analecta a. c. 566 riporta gl’atti di S. Massimiliano morto a 12 Marzo nell’anni di Cristo 295, che sono anco riferiti dal P. Teodorico Ruinart, nei quali si vede, come essendo egli Soldato, e costumandosi allora far portare al collo a guisa di collana a tutti i soldati Novelli un certo segnale di Piombo, voleva Dione Proconsole far portare anco a Massimiliano l’istesso segno, ed avendo costantemente ricusato ciò fare, tralle altre cose le rispose: Io son Cristiano, non mi è lecito portare al collo questo piombo dopo il salutar segno del mio Sig. Gesù Cristo … per la qual risposta, e per altre simili lo fece uccidere in età di anni 21 mesi 3 e giorni 18”.(1)
Lo stesso manoscritto di cui si parla più avanti fa riferimento a S. Massimiliano martire celebrato nella zona e a cui era dedicata una chiesa di Grazzanise (!). A un certo punto nei documenti disponibili si smette di parlare di S. Massimiliano e fa la sua comparsa una chiesa dedicata a S. Massimiliana, a partire dal documento dei documenti, la Bolla del 1174 contenente il Privilegium Alexandri III Papae, concesso all’Arcivescovo Alfano di Capua e ai suoi successori, in cui si può leggere:
...In loco Grazzanisi Ecclesiam Santi Ioannis, Ecclesiam Sanctae Mariae, & Ecclesiam Santae Massimilianae, & Ecclesiam Sancti Nicolai.
Questa ecclesia Santae Massimilianae non può riferirsi, in tutta evidenza, alla vergine del Bosco di cui si conserva la tradizione che, come si sa, risale al Quattrocento.

Gli annali riportano anche che un Andrea Pandone, canonico della Cattedrale di Capua, il quale morì il 10 settembre 1311, era anche Rettore di S. Massimiliana.
A quanto pare, perciò, un culto di S. Massimiliana è già registrato in queste zone prima del XV secolo benché non si sappia nulla di una tale santa.
Anche Michele Monaco (2), nella quarta parte della sua opera più importante, accenna a una chiesa a lei dedicata in passato nei pressi di Grazzanise, mentre al tempo in cui scrive (1630), più propriamente, c’è un altare con beneficio all’interno della Chiesa parrocchiale: “Extitit Ecclesia circa Grazzanisium; nunc verò est altare cum beneficio simplici intra Ecclesiam Grazzanisij”.(3)
Lo stesso autore, nel capitolo Tassa decimarum antiqua, cita la chiesa di S. Massimiliana che è tenuta a versare alla chiesa capuana 12 tarì (tareni):

In Nomine Christi Amen. Anno Incarnationis eius millesimo trecentesimo septuagesimo quinto: Pontificatus Sanctissimi in Christo Patris, et Domini, Domini nostri Gregorij divina providentia Papae XI, anno quinto, die decimoseptimo mensis Decembris, quartae decimae Indictionis. Ego Christophorus Merulus Canonicus Capuanus publicus Apostolica auctoritate Notarius praesenti scripto publico notum facio, atque testor, quod in mei, qui supra Notarij, et testium subscriptorum praesetia praedicto die congregatis Canonicis, et clericis Maiaoris Ecclesiae Capuanae in choro ipsius Ecclesiae Capuanae…
...R. E. Sancti Martini de villa Britiae in tarenis tribus; ...R. E. Sanctae Massimilianae de villa Grazzanifij in tarenis duodecim; R. E. Sanctae Mariae de Fossae in tarenis otto (4)
aggiungendo, poi, che sono omesse dall’elenco quelle chiese che senza dubbio sono antichissime, tra cui la “Ecclesia….Sancti Ioannis de Grazzanisio”.

Allora come stabilire di quale santo/a si tratti? Purtroppo non sembrano esserci documenti al riguardo se non il Sanctuarium Capuanum. Allo stesso storico capuano viene qualche dubbio sull’intitolazione di quella chiesa avanzando l’ipotesi che in origine si trattasse in realtà di S. Massimiliano, da cui per corruzione sarebbe derivata S. Massimiliana. Ecco come espone la sua teoria a proposito della chiesa di S. Andrea a Massimiliana in Capua:

“An Sancti Maximiliani, vel sancti Maximiani corruptum fit nomen, ut Papiae pro sancto Aldo confeffore S. Abdam mulierem cultam refert Ferrarius in Catalogo die 10. Ianuar. Et apud nos Ecclesia Sancti Augusti, S. Augustae nuncupari coeperat, quem errorem in Tassa Seminarij emendari curavimus. An quemadmodum habemus in Civitate Ecclesiam sancti Andreae ad Maximilianam, fuerit Ecclesia alicuius Sancti, vel Sanctae dicta ad Maximilianam, et deinde antiquato nomine Sancti, vel Sanctae, retentus fit Titulus Maximilianae?” (5)
Aggiungiamo, per completezza, due opere che almeno nel titolo danno forza all’ipotesi S. Massimiliano. La prima è di Silvestro Aiossa de Monaco. Nato a S. Prisco, nipote per parte di sorella del rinomato letterato Michele Monaco già citato in questo lavoro, vestì abito talare e fu rettore della chiesa de’ SS. Cosmo e Damiano, indi preposito della parrocchia di S. Leucio ed infine canonico della metropolitana di Capua. Scrisse varie cose tra cui il ms. “Compendio della vita di S. Massimiliano della famiglia Bona nata del comune di Grazzanise”. E’ evidente la discordanza di genere. (6)
E poi “Terra di Lavoro”, di Anna Giordano, Marcello Natale e Adriana Caprio, Guida Editore, Napoli, 2003 in cui si legge: “Terra di Lavoro terra di santi. Una terra attraversata da pellegrini illustri: Pietro e Paolo. Capua è tra i primi luoghi a vantare una mirabile fioritura di santi: Bernardo, Decoroso, ecc... Ma meritano di essere ricordati anche Augusto a Calatia, Martino a Carinola, Massimiliano a Grazzanise, ...”

Ma torniamo alla santa paesana. Cosa sappiamo di lei? Le poche notizie intorno alla sua figura sono frutto di una lunga tradizione orale alimentata da un originario manoscritto.
Tutto parte dalla proclamata esistenza di una eremita di nome Massimiliana che l’iconografia antica tramanda come la protagonista del ‘miracolo’ della cattura di un pericoloso cinghiale, su cui la gerarchia religiosa e la devozione popolare hanno costruito la propria narrazione.

Il manoscritto anonimo, di cui si è persa traccia e che è arrivato fino a noi solo in copia, racconta, in tre capitoletti, la vita e il miracolo operato da questa vergine: cioè la cattura di un terribile cinghiale non riuscita ai cavalieri del re Ferdinando (7). Il manoscritto riporta, oltre al racconto del miracolo, anche alcuni elementi precisi: questa donzella sarebbe nata nel 1480, la famiglia Bona si sarebbe estinta nel 1620 con la morte di una donna avente lo stesso nome, il 1658 sarebbe l’anno di redazione della copia del documento. Se si deve prestar fede al manoscritto, Massimiliana, che era nata nel 1480, all’epoca del fatto descritto non aveva più di quattordici anni, visto che il re Ferrante morì nel 1494. A parte questa, non esistono altre fonti che parlino di Massimiliana Bona, mentre i pochi autori che si sono occupati dell’argomento fanno riferimento al manoscritto citato o, più esattamente, alla copia di esso.
Nei tempi passati dovevano esistere verosimilmente più copie del racconto, in funzione della diffusione del culto. Non era un fatto isolato. La devozione popolare era rinvigorita per mezzo di documenti copiati e diffusi capillarmente. Una la ricevemmo fortunosamente in lettura circa quaranta anni fa e apparteneva al vecchio contadino Antonio Petrella, zio dell’illustre prof. Giacinto (8). Un’altra di sicuro fu consegnata dalla sig.na Brigida Petrella a fra’ Berardo Atonna da Sarno (1843-1917) in occasione di un suo panegirico a Grazzanise all’inizio del secolo scorso. Questi, poi, la inserì in appendice al suo libro sulla “Santa”, pubblicato nel 1907 (9). Si tratta di un libro di devozione e non di un testo storico.(10)
Il volumetto è rarissimo. Presso la Biblioteca Nazionale di Firenze risulta disperso dopo l’alluvione. Altre due copie sono conservate presso la Biblioteca del Seminario S. Antonio (Sant’Anastasia – NA) e presso la Biblioteca Diocesana Odegitria, sezione di Bari, da cui ci è stata inviata con squisita gentilezza una riproduzione digitale.

Si ha notizia, poi, di una introvabile Leggenda di S. Massimiliana, dell’avvocato e studioso capuano Pasquale Parente (1887-1923). (11)
Infine, ancora Michele Monaco (12) passa in rassegna “Sancti quotquot Capuae culti fuerunt” e a pag. 570 si sofferma su Massimiliana fornendoci elementi più probanti. Innanzitutto non mette Massimiliana nell’elenco dei santi ma in una lista di venerabili. Poi racconta: "Haec (ut aiunt) eremiticam duxit vitam. Ego verò quia narrationem acceptam reputo fabulosam, idcircò dubito".(13)
Non si sa da dove sia derivata la ‘leggenda’ secondo la quale la giovane Massimiliana rese docile e catturò il cinghiale invano cacciato dai cavalieri del Re. Nei testi che abbiamo visionato sui fasti di Ferdinando e dei successori non abbiamo trovato traccia dell’episodio.
Aggiungiamo che la presenza di una eremita in una chiesa era un fatto consueto nei tempi antichi. Francesco Granata, riprendendo l’accenno di Michele Monaco a una chiesa nei pressi di Grazzanise afferma che nel ‘distretto’ della Parrocchiale “non solo vi è la Chiesa sotto il titolo A.G.P. eretta, e governata dalla Comunità; ma altresì una Chiesetta quasi Rurale sotto il titolo della Madonna delle Grazie fuori del Paese. Vi è l’Eremita, e si mantiene di elemosina”. (14) E siamo nel 1766! Il sito dovrebbe essere quello attualmente occupato dalla chiesa intitolata alla Madonna di Montevergine.

Note:
(1) Gaetano CAMBIAGI, Breve istoria di S. Massimiliano martire, il cui sacro corpo si conserva nella Vener. Compagnia di S. Stefano in Pane dedicata al medesimo Santo, Firenze, 1758.

(2) Michele MONACO, Sanctuarium Capuanum, Napoli, 1630

(3) Trad.: “Ci fu una chiesa presso Grazzanise, ma ora a dire il vero c’è un altare con beneficio semplice all’interno della Chiesa di Grazzanise”.

(4) trad. “Nel nome di Cristo Amen. Nel milletrecentosettantacinquesimo anno della sua Incarnazione: Pontificato del Santissimo Padre in Cristo, e del Signore nostro Gregorio per divina provvidenza Papa XI, nell’anno quinto, diciassettesimo giorno del mese di Dicembre, dell’Indizione della quarta decima. Io Cristoforo Merulo Canonico capuano pubblico notaio per apostolica autorità col presente scritto rendo noto, e testimonio che, in presenza mia, sopradetto notaio, e dei testimoni sottoscriventi, nel giorno prefissato, al cospetto dei canonici e dei chierici riuniti della Maggiore Chiesa di Capua e nel coro della stessa Chiesa capuana …Chiesa Parrocchiale di San Martino del casale di Brezza tre tarì; ...Chiesa di S. Massimiliana del casale di Grazzanise dodici tarì; ...Chiesa di S. Maria la Fossa otto tarì

(5) Trad. “Circa San Massimiliano, o che sia stato alterato il nome di San Massimiano, come a Pavia, riporta Ferrario nel Catalogo al giorno 10 gennaio, al posto del santo Aldo Confessore, è venerata la moglie Alda. Anche presso di noi la Chiesa di Sant’Augusto cominciava ad essere chiamata di Santa Augusta, errore che abbiamo avuto premura venisse corretto nella Tassa del Seminario. O come abbiamo nella Città (Capua) la Chiesa di Sant’Andrea a Massimiliana, che sia stata la chiesa di qualche Santo, o di una Santa detta a Massimiliana, e poi, respinto il nome del Santo, o della Santa, sia stato conservato l’appellativo di Massimiliana"

(6) In Manieri Riccio, Notizie biografiche e bibliografiche degli Scrittori napoletani fioriti nel secolo XVII, per Camillo, Hoepli, 1875, ripreso in nota 60 pag. 10 del lavoro di Luigi Russo: San Prisco nel XVII secolo, pubblicato nella Rivista di Terra di Lavoro.

(7) La cattura di un cinghiale feroce da parte di una singola persona laddove più cacciatori non riescono non è un caso raro nella favolistica antica. Un esempio è dato da Gio. Nicolo Doglioni in Del Theatro universale de’ Prencipi et di tutte l’historie del mondo, Venezia, 1606, il quale, parlando delle origini di Belluno, racconta questo episodio: “Per la tanta disolazione di quei paesi, essendovi massime per lo più boschi, e montagne, si nodrirono, e vi convennero animali, e fiere grandissime, trà quali che più travagliasse le persone, fu un ferocissimo cinghiale, che senza tema andava discipando huomini, e bestie, e tutto ciò, che gli si apparava dinanzi, né perché vi andassero le squadre de’ soldati, mai puote essere occiso, anzi egli sempre lasciava qualched’uno da quelle sue orride zanne, ò morto, ò ferito. Ma quello che non puotero far tanti insieme finalmente fu da un solo fornito; poscia che tanto hebbe ardimento, e potere un huomo solo, che intrepidamente assaltando il cinghiale, non pur lo ferì, ma occise anco, e legatoselo in spalla se lo portò di peso; cosa che da quelle genti fu sì miracolosa tenuta, che pieni di stupore, e maraviglia, alzando le mani al Cielo, cominciarono a gridare nel lor linguaggio di quei tempi...

(8) La pubblicammo, in seguito, nel sito dell’Associazione Culturale Tre Grazie e poi nel portale grazzaniseonline contribuendo così alla sua diffusione ai giorni nostri.

(9) Berardo ATONNA da Sarno: S. Massimiliana Bona, vergine eremita di Grazzanise: che dal cielo parla al suo popolo, con un’appendice di un manoscritto antico che racconta poche cose della vita della santa vergine di Grazzanise, Genova, Tip. Serafino, 1907, 121,22 p. L’opera è citata nel bollettino delle pubblicazioni italiane, 1907, della B.N.C. di Firenze e in Bibliographie der Kirchengeschichtlichen Literatur – Jahrgang 1907-08, Gotha, 1908. Nella presentazione del libro padre Atonna così scrive: “S. Massimiliana Bona nacque e visse e morì in Grazzanise, villaggio dell’Archidiocesi di Capua, ai tempi di Ferdinando I d’Aragona Re di Napoli. Questa Santa Verginella Eremita, dimenticata, abbandonata e non curata dagli stessi suoi compaesani (come ho osservato io stesso, che sono stato a predicare nel detto paese di Grazzanise, nel mese di Gennaio del corrente anno 1907) oggi, a me pare, che Iddio voglia farla conoscere e glorificare… S. Massimiliana Bona ha gridato dal Paradiso, che vuol essere conosciuta e venerata dal suo popolo di Grazzanise, ed il Signore pare che voglia esaudirla. E come farla conoscere, per poi farla venerare? Mezzo più opportuno non vi è che farla parlare dal Paradiso, e farla ragionare del Paradiso… La pura verginella eremita S. Massimiliana Bona parla al popolo di Grazzanise sua patria non solo ma anche a tutti…” Infine dice come ha avuto la copia del manoscritto: “Una giovinetta di Grazzanise a nome Brigida Parente di Giovanni, consegnò questo manoscritto a me P. Berardo Atonna da Sarno OFM nel mese di Gennaio del corrente anno 1907”.

(10) In tredici ’parlate’ padre Atonna mette in bocca a Massimiliana i consigli ai suoi concittadini per guadagnare il Paradiso: 1-Non si può trovare beatitudine sulla terra; 2-Soltanto nel Paradiso si trova la perfetta beatitudine; 3-Completa beatitudine dell’uomo nella visione del paradiso; 4-Glorificazione ‘corporale’ nella gloria del paradiso; 5-La impeccabilità dei beati nella patria celeste; 6-In paradiso vi sono molte e diverse mansioni per i beati comprensori; 7-Le aureole nelle celesti mansioni; 8-La Patria celeste del cielo empireo; 9-La Società dei beati nella Patria celeste; 10-Maria nella gloria della patria celeste; 11-Gesù Cristo glorioso alla destra del Padre; 12-L’eternità della gloria del Paradiso; 13-Ciò che si deve fare per l’acquisto del Paradiso.

(11) Pasquale PARENTE, Leggenda di S. Massimiliana Bona e un carme latino, Caserta Turi, pubblicata in Campania Sacra, febb. 1911, citata nell’elenco delle opere pervenute alla Civiltà Cattolica, vol. 61, ed. 3 del 1910 e, ancora, citata in Bibliographie Zusammengestellt von Karl Schellhass in Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Biblioteken, di Koenigl. Preussichen Hirtorichen Institut in Rom, 1913
(12) Michele MONACO, op. cit.

(13) Trad.: “Questa (come dicono) condusse vita eremitica. In verità dubito, poiché reputo leggendario il racconto ricevuto”

(14) Francesco GRANATA: Storia civile della fedelissima città di Capua, Napoli, Stamperia Muziana, 1756 - Riproduzione anastatica di Arnaldo Forni Editore

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(Credits: prof.sa Marianna Leuci)

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