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Giornata conclusa con un vibrante concerto (aggiorn. ore 21,54)
domenica 4 gennaio 2009, di redazione
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Sono in pieno svolgimento i festeggiamenti in onore del Canonico Don Giuseppe Lauritano, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua venuta a Grazzanise. Oggi, domenica 4 gennaio, è prevista una solenne Messa in musica diretta dal M° Angelo Cepparulo e, in serata, sempre lo stesso maestro dirigerà un concerto alla presenza, oltre che del festeggiato, di autorità civili, militari e religiose.
Seguiranno un buffet e fuochi d’artificio.
Domani, un pellegrinaggio di ringraziamento alla Madonna di Pompei chiuderà il programma.
Ieri sera i gruppi organizzati, le associazioni del territorio e una folta rappresentanza dei primi animatori e collaboratori si sono stretti intorno a Don Giuseppe per festeggiarlo e per manifestargli la gioia di averlo come guida spirituale della Parrocchia. Si sono fatti interpreti dei sentimenti di affetto Mario Mannillo, Mattia Parente, Paolo Gravante e Maria Teresa Paoletta.
Il Can. Don Giuseppe ci ha concesso in esclusiva una intervista che vi proponiamo integralmente:
D - Monsignore, cosa ricorda del giorno del suo arrivo a Grazzanise, accolto dal popolo e dalle autorità?
R - E’ un giorno che non dimenticherò per il calore che mi dimostrarono il popolo, le associazioni, il Sindaco Giovanni Gravante - a nome di tutte le autorità e del popolo. Ricordo che in Chiesa i fedeli, per vedermi, salivano sulle sedie.
D - Come si è trovato nel nostro paese?
R - Benissimo e benvoluto da tutti, anche da qualcuno che mi ha fatto soffrire.
D - In qualsiasi bilancio ci sono acquisti e perdite. Nella sua missione cinquantennale quali sono (se ci sono) le perdite, ovvero le cose che non è riuscito a realizzare e quali, invece, le iniziative che la gratificano?
R - Ho sempre desiderato un grande salone parrocchiale, le aule catechistiche e l’unione dei fedeli sotto la guida di un solo Parroco, con importa in quale chiesa fosse il centro. Con molto piacere ricordo le numerosissime gite e pellegrinaggi, sspecialmente con i bambini del catechismo e poi le grandi iniziative: il Congresso Eucaristico, la venuta della Madonna di Fatima, la Missione predicata dai passionisti (cinque Padri missionari), nel 1966 e nel 1980... e poi...
D - Quanto ha influito il suo carattere, da un lato disponibile e affabile e dall’altro un po’ spigoloso, sui rapporti con la comunità parrocchiale, le autorità e gli altri ecclesiastici?
R - A parte l’incomprensione con qualche famiglia per motivi di richieste, senza una giusta ragione, di sacramenti diversamente dal modo di tutta la comunità (Una volta mi fu chiesto di amministrare il battesimo di un bambino da solo, perché lui era diverso dagli altri e gli altri non dovevano venire nel suo servizio fotografico), per il resto ho sempre pensato di essere amato dal popolo e dalle autorità, con le quali, senza guardare il colore, cercato di conservare ottimi rapporti.
Gli altri ecclesiastici? Senza ricordare il periodo brutto dei primi 15 anni, periodo che può capire solo chi l’ha vissuto, ho cercato sempre di vivere in armonia con tutti.
Con D. Angelo Florio c’è stato sempre rispetto, armonia e stima. Così anche con P. Francesco Montesano.
D. Salvatore Gravina? per me un grande amico che ho sempre voluto bene dagli anni del seminario (lui, quarta teologia, ed io,prima teologia).
L’attuale Parroco? Nei primi tre quattro anni della sua presenza a Grazzanise ho fatto tutto il possibile per instaurare un rapporto fraterno...
Nel 1957 il Vescovo mi mandò come viceparroco a Macerata Campania. In quella parrocchia parroco e vice parroco non andavano mai d’accordo. Andai e dopo un paio di mesi una signora collaboratrice insinuò, riferendosi al sottoscritto: questo è il parroco che dovrebbe stare a Macerata. La sentii e l’aggredii dicendo: avete sempre da dire? fatevi i fatti vostri!
"Gesù, Gesù, Gesù", fu il suo commento.
Nel 1958 il Vescovo mi trasferì come Rettore nella Chiesa di S. Carlo in Marcianise. Una signorina pensava di poter fare quel che voleva: diceva, faceva, entrava ed usciva dalla sacrestia fino a quando una mattina la fermai e le dissi: "Signorina, da questo momento per nessuna ragione dovrete passare la soglia di questa sacrestia". E così fu.
A Grazzanise, per motivi noti alle persone di quei tempi non mi fu possibile, almeno nei primi anni, usare il medesimo metodo...
Quando c’è contrasto fra due parroci, ci sono certamente delle persone che seminano discordie!
D - Lei ha sempre avuto un’alta considerazione della titolarità della Parrocchia S. Giovanni B. attribuendole un ruolo preminente nell’ambito locale. E’ ancora di questo avviso?
R - La parrocchia di S. Giovanni Battista è stata UNA con due parroci fino al 1872. Ma solo nel 1881 fu divisa con confini tra i due parroci: D. Agostino Cantiello e Bartolomeo Abbate, si disse per il bene delle anime, anche se le ragioni furono ben altre...
In ogni paese c’è unachiesa che è stata la prima (prima, madre). A Grazzanise, la prima chiesa, quella che racconta la storia della comunità, è appunto la Parrocchia di S. Giovanni Battista (vedi documenti sull’origine di Grazzanise), Chiesa Madre! Si legga anche il verbale della divisione delle Parrocchie!...
D - Per quale aspetto della sua diuturna opera pastorale le piacerebbe essere ricordato?
R - Come sacerdote fedele alle "tre cose bianche e candide" (come recitava un canto dell’Azione Cattolica): l’Ostia Santa (Eucaristia), l’Immacolata (la Madonna), il Papa (la Chiesa)
D - Ha avuto una guida particolare a cui si è rivolta nei momenti di difficoltà?
R - Avevo 6-7 anni e scalai la prima volta (un po’ a piedi, un po’ in braccio a mio padre e ai suoi amici) il montagnone di Montevergine. E da allora sono salito ogni anno a quel Santuario. E nei momenti difficili ai piedi di quella sacra Icona ho pianto ed ho trovato conforto, serenità, coraggio e spinta.
D - I suoi cinquant’anni di servizio saccerdotale tra noi la fanno considerare più grazzanisano che marcianisano. Ha imparato a conoscere questa gente. Secondo la sua esperienza, quali sono le virtù e i difetti dei suoi concittadini di adozione?
R - I cittadini di Grazzanise, che considero non solo miei paesani, ma anche come fratelli, sorelle, zii, nipoti e figli carissimi, hanno le stesse virtù e gli stessi difetti di tutti i cittadini del mondo.
D - In questo lungo lasso di tempo è cambiata la società ed è cambiata in parte anche la Chiesa, soprattutto sotto l’impulso di due grandi papi come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Ultimamente, con Papa Ratzinger, sembra affermarsi un riflusso su posizioni più tradizionali. Quale è, secondo lei, il ruolo del sacerdote, oggi? R - Una volta, una vecchietta, in pieno clima elettorale, a delle persone che mi chiedevano per chi votare disse: "Il Parroco vota per il Vangelo". Saggia risposta! Il Sacerdote deve essere fedele alla PAROLA del Vangelo, guardando il futuro, senza dimenticare il passato.
D - Infine, all’alba del nuovo anno, quali sono i suoi auspici per il futuro del nostro paese?
R - Più unione, rispetto e comprensione reciproca; che si apra una strada per il lavoro e l’avvenire dei nostri giovani. Auguro che tutti abbiano in cima ai loro pensieri "tre cose bianche e candide": L’Eucaristia, la Madonna, il Papa!
D - Vuole aggiungere altro?
R - Il mio sogno: Grazzanise unica comunità come lo era prima del 1881, con un solo Parroco, circondato da collaboratori ben scelti nelle diverse zone della cittadina. A Grazzanise ci sono molte persone che sanno lavorare con competenza e UMILTA
franco tessitore