| Grazzanise oggi | Numeri utili | I nostri Caduti | Ris. elettorali | Trasporti | Differenziata | Meteo |
domenica 26 agosto 2018, di redazione
Tweet |
Mercoledì 29 agosto, si terrà in piazza San Giovanni una sacra rappresentazione in occasione dei festeggiamenti per il Santo Patrono. Attori dilettanti si esibiranno nella Tragedia di S. Giovanni, il cui vero titolo è Erodiade, di Silvio Pellico.
L’origine del teatro religioso risale addirittura al Medioevo. Fin dal X secolo, in Francia, si rappresentavano dei drammi liturgici, in latino, strettamente connessi con i riti principali del culto cristiano. Il Nuovo Testamento (la Passione di Cristo) e poi le vite dei Santi si affermarono quali soggetti di tali rappresentazioni che inizialmente avvenivano in chiesa ad opera del clero, poi si spostarono sui sagrati esterni e un po’ alla volta vi furono coinvolti i laici di qualsiasi condizione sociale. Erano le confraternite, prevalentemente, che si cimentavano in questo tipo di impegno. Sempre in Francia, nel 1402, il re Calo VI conferì a una confraternita di laici, Les Confrères de la Passion, il privilegio di rappresentare i ‘misteri’ a Parigi, privilegio che fu revocato dal Parlamento nel 1548 costringendo la confraternita a dedicarsi alla rappresentazione di opere profane.
I misteri sono, dunque, all’origine di questo tipo di spettacolo che, naturalmente in forme diverse, si sviluppò in tutta la cristianità occidentale. In Italia si diffuse a partire dal XV secolo.
Anche a Grazzanise la tradizione delle ‘tragedie’ è stata coltivata a lungo da generazioni di attori e registi improvvisati. Negli anni ‘60-’70 del secolo scorso, il defunto can. Don Giuseppe Lauritano ne promosse e guidò alcune. Le ultime che si ricordano furono S. Antonio da Padova e Ezzelino da Romano e infine l’Erodiade. Ultimi fuochi di una tradizione che affondava le sue radici nei secoli precedenti e che andava spegnendosi sotto i colpi della modernità. Era il canto del cigno delle rappresentazioni in piazza. Essendo un’arte “povera” non ha lasciato traccia di sé se non nella memoria dei contemporanei. Tra le più rappresentate si ricordano quella, appunto di S. Giovanni o Erodiade, di Gesù Cristo, di S. Michele, di S. Antonio…
Da molti anni, ormai, non si tiene una sacra rappresentazione e l’appuntamento di quest’anno è una gradita sorpresa per la popolazione. Un altro motivo di soddisfazione è la presenza, tra gli attori, addirittura del parroco Don Giovanni Corcione, nel ruolo, tutt’altro che secondario, di Erode. Tale partecipazione riveste un grande significato. Egli, manifestando attenzione, coinvolgimento, condivisione delle iniziative del laicato vicino alla Chiesa, sembra voler dire: ecco, io sono uno di voi.
La ’tragedia’ che sarà messa in scena mercoledì gode di grande popolarità perché nel passato ha avuto interpreti di molto noti nell’ambito paesano. E’ composta in versi e richiede una grande capacità di interpretazione e di dizione da parte degli attori. “Dal carcer mio perché mi traggi, Erode?” è il primo, evocativo verso dell’opera, che tutti conoscono. Mercoledì la risposta in piazza S. Giovanni.
frates