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Case dell’acqua: l’assise si infiamma

Un consiglio al cardiopalma: passa il "Libro bianco", ma non l’acqua self-service

mercoledì 12 novembre 2014, di Peppe Florio


SANTA MARIA LA FOSSA – Consiglio comunale al cardiopalma, con una buona partecipazione da parte della cittadinanza, ma in cui non sono mancati momenti di tensione, specie quando si è arrivati a parlare del progetto per la “Casa dell’acqua self”. Ma andiamo con ordine.

Primo punto all’ordine del giorno, i verbali dell’ultima assise, approvati con i soli voti della maggioranza guidata dal sindaco Antonio Papa, e su cui il gruppo di minoranza si è astenuto.

Al secondo punto si votava una proposta dell’opposizione. Il gruppo “Il domani”, guidato da Antonio Giusti, nell’ultimo periodo ha avviato un’indagine di mercato relativa al servizio di distribuzione self-service dell’acqua, che darebbe ai cittadini la possibilità di comprare l’acqua a 5 centesimi al litro. Giusti e i suoi ne avevano individuato una, la NewTech srl, che nell’ultimo anno ha realizzato diversi impianti in Puglia, essendo l’unica a non pretendere l’acquisto dell’impianto da parte del comune. In consiglio comunale, infatti, era presente anche un ingegnere della società, cui però non è stato dato il consenso ad intervenire. La ditta, quindi, non avrebbe chiesto soldi al comune, andando a recuperare le spese attraverso la vendita dell’acqua. Questo tipo di servizio, infatti, prevede una card prepagata che i cittadini possono acquistare per poter prelevare l’acqua dall’impianto, che ogni giorno eroga circa 2500 litri d’acqua. “Oltre al risparmio per i cittadini – sostiene l’opposizione – avremmo avuto anche un risparmio di plastica”. In effetti, come riporta Altroconsumo.it , “l’erogazione media di ciascun impianto è di circa 2.500 litri giornalieri, il che significa un risparmio di circa 1.700 bottiglie di plastica da un litro e mezzo, 20 tonnellate di Pet all’anno in meno da produrre, trasportare su gomma e smaltire”.
Una scelta, quella delle “case dell’acqua” che negli ultimi 2 anni sta spopolando molto, tanto che molte città, tra cui la stessa Milano, che ne ha realizzate 5 in parchi e giardini (si pensava di farle diventare simbolo dell’Expo 2015 sulla sostenibilità), le hanno istallate.

Non dello stesso avviso, però, il sindaco e con lui tutto il suo gruppo. Per Papa, infatti, la proposta dell’opposizione è sbagliata sia nella forma che nel contenuto. Al sindaco, in primo luogo, non è andato giù che Giusti e i suoi si siano presentati non solo con un progetto, ma già con una ditta, il che va contro la politica delle manifestazioni di interesse redatte dall’ufficio tecnico seguita dall’amministrazione. Quanto al contenuto, poi, per Papa, che già nel 2011 bocciò in giunta una proposta simile, l’idea non è valida: “se lo fosse, perché solo il 5 percento dei comuni italiani avrebbero aderito al progetto?”. Se è vero, poi, che un litro d’acqua, che al supermercato costa circa 10 centesimi, verrebbe pagato 5, vanno considerate – secondo Papa – le spese per l’accensione della macchina ad ogni prelievo, i costi della videosorveglianza, poiché “non possiamo rischiare che un ‘esaltato’ manometta l’impianto mettendo a rischio la comunità”, e il fatto che – come sostiene il sindaco – l’acqua dell’acquedotto, a cui l’impianto attingerebbe, è povera di sali minerali importanti. E poi la società, in base all’andamento del mercato, potrebbe anche decidere di alzare il prezzo. E la plastica? “La società che la smaltisce, ce la paga la plastica, per cui non solo non la paghiamo, ma ci capita di utilizzare quei fondi o per comprare una giostra nel parcogiochi o per sgravare la bolletta”. Quindi, secondo Papa, il risparmio per il cittadino non c’è e una casa dell’acqua andrebbe solo a danneggiare i commercianti locali. “A questo punto preferisco che guadagnino i miei concittadini, piuttosto che qualcuno di fuori” conclude Papa.

Obiezioni su cui Giusti non concorda comunque. Se è vero che sono ancora relativamente pochi i comuni in possesso (va però considerato che al momento nella sola Lombardia ce ne sono 148, molte altre sono nel Centro-Nord e lentamente si stanno diffondendo a Sud ndr), “anche nel 2008, pochi avevano i pannelli solari sopra i propri tetti. E allora, che significa?” commenta Giusti. Quanto alla videosorveglianza, sostiene l’opposizione, non solo la “casa” è una struttura d’acciaio chiusa, come un distributore, ma la vigilanza sarebbe stata a carico della società proprietaria. E per quanto riguarda i commercianti? “Chiariamo che non si può pensare che il 100 percento della cittadinanza vada a rifornirsi alla casa dell’acqua. Ma se già un cittadino può risparmiare sulla sola acqua per cucinare, puntando poi su acque confezionate per bere, si ha comunque un grande risparmio. E in fondo è libera concorrenza di mercato” affermano dalla minoranza.

E quanto alla salubrità? Nel centro-nord, là dove l’acqua dell’acquedotto è potabile, non ci sono consistenti differenze tra le “case” e i rubinetti, così come hanno rilevato le analisi di Altroconsumo.it. E qui da noi? I due gruppi su questo dato, su cui non abbiamo competenze per intervenire, si sono trovati con due opinioni opposte. Se per il gruppo di opposizione l’acqua è controllata e ha tutte le caratteristiche, per la maggioranza, oltre ad essere povera di Sali minerali fondamentali, dopo 48 ore inizia a puzzare (complice forse il cloro utilizzato per disinfettare l’acqua dell’acquedotto ndr) ed emana cattivo odore anche se l’erogatore non viene utilizzato per un po’.

Diatriba, questa, su cui si potrebbe discutere per ore. Fatto sta che, con i voti favorevoli della sola minoranza, il punto è stato bocciato.

Quanto al “Libro bianco” per la gioventù, nonostante le obiezioni della minoranza sull’enorme ritardo (oltre 10 anni) con cui l’iniziativa è approdata in paese e sulla necessità ora di creare una mentalità di partecipazione tra i giovani e di creare un capitolo in bilancio, il punto è stato approvato all’unanimità.

Approvate anche le 2 variazioni di bilancio, per manutenzione pubblica e spese legali, che andavano a costituire gli ultimi due argomenti del dibattito.

Peppe Florio

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