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venerdì 22 giugno 2012, di redazione
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Uno psicoterapeuta ha appena terminato la sua giornata di lavoro con i suoi pazienti: stanco si siede e inizia a raccontare quello che ha visto in oltre vent’anni di esperienza. Uomini e donne normalissimi che ad un certo punto delle loro vite di coppia si ritrovano ad affrontare problemi di non facile risoluzione in cui si richiede un aiuto professionale. Una rottura può avvenire quando all’interno della normale vita di una coppia intervengono fattori esterni, come un incidente che coinvolge uno dei due partner o novità inaspettate come la nascita di un figlio. La crisi quindi arriva, ed è un bene che arrivi in ogni rapporto uomo-donna, in quanto cambia gli schemi e modifica le personalità e i modi di agire delle persone coinvolte. La crisi serve ai due per confrontarsi per imparare e per crescere, maturando insieme e quindi rafforzando il proprio rapporto, oppure crescendo individualmente ognuno dei protagonisti intraprende una strada e una maturità personale. Il percorso quindi cambia, ma non finisce. Il cambiamento non deve essere demonizzato…
Immaginavo che leggere un saggio scritto da un dottore fosse un’autocelebrazione di onanismo sfrenato, e invece mi sono ricreduto e ho avuto una folgorazione, come quando Jake Blues entra in chiesa e vede la luce grazie alle parole del reverendo James Brown. Nel manuale scritto da Francesco Cervone quindi c’è speranza. C’è speranza per tutti coloro che hanno subito una crisi, per tutti quelli che hanno visto sgretolarsi davanti agli occhi, impotenti, una lunga storia d’amore. Una crisi è vista come un’eruzione vulcanica che all’inizio distrugge ogni cosa ma che col tempo crea un substrato ricco per una nuova vita. Molte delle storie descritte terminano con una rottura dei due partner e una maturazione strettamente individuale al di fuori della coppia. Capita quindi che due persone scelgano di affrontare un tragitto insieme ma durante il loro rapporto siano costretti a terminare il percorso come due individui separati. Non bisogna ricercare quindi i difetti nell’altro accusandolo di fallimento, ma di analizzare i propri limiti e come eventualmente superarli.
Domenico Cosentino