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"In un filo di voce...", un commovente libro postumo di G. Rotoli narra il dramma abbattutosi sulla sua famiglia

venerdì 3 giugno 2016, di redazione


Giuseppe Rotoli, In un filo di voce... alito di vita,
Casa editrice Kimerik, Patti, 2016,
pag. 132, euro 10,82

A quasi un anno di distanza dalla morte dell’Autore, è uscito nelle librerie il libro di Giuseppe Rotoli, “In un filo di voce...Alito di vita ” che narra il calvario della giovane figlia Elisabetta, stroncata dal male del secolo.
E’ in scena il dramma di vivere, con le sue domande e le sue mille fughe, con i colori della giovinezza e i colpi di accetta del dolore che scuote la pianta fin dalle sue radici”, così scrive Mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano e Calvi nella prefazione.
G. Rotoli, eminente figura della cultura pignatarese e di Terra di Lavoro, di casa anche da noi per i suoi numerosi interventi in iniziative svolte nel nostro paese (il form di ricerca, in alto a destra, consente di ritrovare i tanti articoli che ne parlano), racconta con grande coraggio il patimento che ha dovuto soffrire la propria figlia e la propria famiglia mentre lui stesso era attaccato dal male.
La sua narrazione, drammatica e coinvolgente, poetica e suggestiva, ci svela il precipitare degli eventi e la lezione di vita di Elisabetta. Le sue parole, mai inutili, sempre efficaci, “scavate, riarse, refrattarie”, sono altrettante frustate sulla normalità distratta di noi lettori ed amici.
Il tragitto terreno, così breve e pur così intenso, di una giovane che si prefigurava un’esistenza piena di speranza e di progetti, è rievocato e vissuto, giorno per giorno, con una partecipazione emotiva straordinaria, con un amore paterno profondissimo, la cui lettura ci mette i brividi addosso.
In tanto dolore, vorremmo dire in tanta disperazione, ma la parola è estranea alla loro visione religiosa, Elisabetta e la famiglia trovano forza nella fede. Tra speranze e delusioni, tra ricordi e realtà attuale, si snoda un percorso fatto di sentimenti dolcissimi, di rapporti amorevoli, di immagini crude e nello stesso tempo delicate.
Ancora il Vescovo Aiello ci spiega: “Tra le righe c’è il dramma di un uomo, di un padre, di un credente che non rifugge i grandi interrogativi e, pur conservando un grande pudore, ci conduce dentro la sua vita e quella della sua famiglia, che ha affrontato mille tempeste e naufragi. C’è il desiderio di raccontare la vita di Elisabetta affinché non sia dimenticata, il tentativo di rivisitare un dolore tra silenzi e grida, la voglia di trovare parole per vestire un silenzio assordante, l’umile consegna di un padre che si fa alunno di sua figlia per affacciarsi sul mistero del dolore e dell’amore e, finalmente, imparare.”

Il mostro è in agguato, il mostro ha le sembianze di radiografie e di camici bianchi, ma la giovane che pure si prefigura giorni terribili, non si da per vinta, combatte, cerca di tenerlo lontano, la sua gioia e la sua solarità sono stupefacenti, vive con e per gli altri e si impegna a fondo nei preparativi del matrimonio del fratello, mostrando una vivacità e una forza che sfidano a viso aperto il baratro verso cui si sta avviando.
“Il giorno del matrimonio fu un trionfo per lei, l’ultimo giorno di gioia vera. Chi l’avvicinava si accorgeva che non era una semplice sorella dello sposo, non facevano fatica a vedere in lei una persona speciale, sensibilissima e desiderosa di vita autentica, dotata di una mente agile volta a cogliere e a donare briciole di vera amicizia”.

Alla fine il male ha il sopravvento, sul corpo ma non sullo spirito, tiene in ostaggio la vita terrena della giovane, la consuma ogni giorno di più. E quando ormai non ci sono più speranze, quando essa stessa si rende conto della fine, cerca di infondere coraggio in chi le sta vicino e ha un ultimo slancio d’amore verso chi soffre, chi ha bisogno di lei, chiede che i suoi organi vengano donati per dare la vista e la speranza ad altre persone. E infine: “Mamma, papà, tutti i miei soldi, con i quali volevo comprare una macchina, una Panda a gas, volevo fare un viaggetto a New York, dateli ai poveri, fino all’ultimo centesimo, dateli a loro”.
Il destino si compie. Elisabetta torna a vivere una nuova vita, per il padre credente, il quale, nel momento di più acuto dolore trova risposta agli interrogativi che si sono andati accumulando: “Sebbene la morte abbia vinto, la passione per la vita non è stata sconfitta” e “Che cosa importa, tutto è grazia”.

Il libro si lascia leggere tutto d’un fiato, tanta e tale è la tensione emotiva, tanto è il bisogno indotto di compenetrarsi quanto più è possibile nelle vicende narrate. E man mano che la lettura procede groppi di commozione prendono alla gola.

frates

NB: Con un ultimo gesto di solidarietà, nel nome di Elisabetta e di Giuseppe Rotoli, il ricavato della vendita del libro sarà devoluto all’AIRC, Associazione Italiana Ricerca sul Cancro.
Chi volesse partecipare all’iniziativa benefica ma soprattutto leggere il libro può rivolgersi ai distributori tradizionali o contattarci al nostro consueto indirizzo.

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