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Allarme per la centrale a biomasse

sabato 26 febbraio 2011, di redazione


Grazzanise - Nei giorni scorsi si è svolta una riunione a cui hanno partecipato il prefetto di Caserta E. Monaco, il sindaco di S. Maria la Fossa A. Papa, il direttore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati alla criminalità organizzata, M. Morcone, rappresentanti dell’Enel, dei Giovani Imprenditori della Confapi, della Provincia, della Regione, del mondo economico casertano e delle Associazioni per la legalità. Da questo incontro è uscita fuori la proposta di realizzare un impianto di biomasse nel comune di S. Maria la Fossa, precisamente nella tenuta “La Balzana”. Tale impianto utilizzerebbe, secondo il dott. Antonio Papa, scarti dell’agricoltura, delle aziende bufaline e dell’industria.
Il sindaco Papa ha espresso la sua soddisfazione per il progetto che prevede anche l’impianto di una centrale fotovoltaica.

La notizia è molto importante e ha già suscitato i primi allarmi.
In linea teorica un impianto a biomasse, alimentato con materiali di scarto dell’agricoltura e dell’industria del legno, produrrebbe la stessa quantità di CO2 prodotta dal materiale messo a macerare. In più servirebbe a produrre energia elettrica e a eliminare rifiuti. Non a caso se ne fa un certo uso in paesi ad alto tasso di forestazione, come la Scandinavia.
Purtroppo l’esperienza ci dice che la prassi è ben lontana dalla teoria, soprattutto nelle nostre zone, condizionate dal connubio criminalità-imprenditoria, per cui questo tipo di impianti finisce coll’essere altro che ecologico.

Non abbiamo dubbi circa le buone intenzioni dell’amministrazione di S. Maria la Fossa nei riguardi del problema ambientale, in particolare del sindaco Papa e dell’assessore Cepparulo, molto motivati a questo riguardo.
Tuttavia ci sentiamo di esprimere qualche perplessità sul progetto ventilato nell’incontro casertano in attesa di avere qualche notizia più concreta sulla potenza dell’impianto e la natura degli approvvigionamenti.

Tali perplessità sono sostenute da una serie di constatazioni.
Innanzitutto i problemi che le centrali a biomasse hanno causato alla salute umana laddove sono state costruite e le reazioni che hanno suscitato nelle popolazioni.

Una piccola ricerca su Internet offre a chiunque voglia farla un variegato panorama di siti implicanti imbrogli, truffe e, soprattutto, attentati alla salute pubblica. Giri di affari ingentissimi che attirano le attenzioni fameliche di criminali e di imprenditori senza scrupoli.

Solo a titolo esemplificativo e non esaustivo:

1) Operazione della DDA di Milano contro l’impianto della Riso Scotti Energia: “ le biomasse venivano mescolate con altri rifiuti di varia natura (plastiche, imballaggi, fanghi di depurazione di acque reflue urbane e industriali) che per le loro caratteristiche chimico-fisiche superavano i limiti massimi di concentrazione dei metalli pesanti previsti dalle autorizzazioni…Per aggirare la legge venivano usati falsi certificati d’analisi, laboratori compiacenti e la miscelazione con rifiuti prodotti nell’impianto, così da celare e alterare le reali caratteristiche dei combustibili destinati ad alimentare la centrale”. (ilfattoquotidiano.it del 17 nov 2010);

2) Sull’impianto di Lugugnana deciso dalla regione Veneto c’è la presa di posizione del comune di Portogruaro: «L’intervento proposto - scrive infatti il Comune - ha un impatto considerevole sull’ambiente rurale circostante, sulle sue peculiarità di tutela della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio. Inoltre ogni decisione su installazioni di questa tipologia di impianti deve necessariamente essere programmata sotto l’aspetto energetico e verificata all’interno di uno studio generale del territorio, con un’analisi delle caratteristiche e delle varianti ambientali, come anche delle sue risorse e peculiarità produttive». (aliseo.splinder.com)

3) Il Comune del’Aquila dice no alla costruzione dell’impianto di biomasse a Bazzano. Il consigliere Perilli afferma: “ La centrale, dove si andranno a bruciare 160 tonnellate di scarti di legno al giorno, produrrà, per ammissione della stessa società che andrà a realizzarla, polveri sottili altamente inquinanti, alla faccia dell’energia rinnovabile e pulita! Un impianto di questo tipo che emanerà, per 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno, fumo e polveri, non solo non porterà alcun vantaggio economico per la zona, a esclusivo beneficio della ditta proprietaria, ma addirittura andrà a incidere in maniera devastante sulla vita dei cittadini” (www.ilcapoluogo.com)

4) L’Arpa (Agenzia Regionale per Prevenzione e Protezione dell’Ambiente) della Puglia nell’esprimersi sul progetto di Heliantos 2 di Casarano ha bocciato completamente l’ipotesi di un suo posizionamento sul territorio. ( www.ilpaesenuovo.it del 14 Gennaio 2011)

5) Giuseppe Serravezza, presidente della Lilt della provincia di Lecce, torna a ribadire che nel Salento la mortalità per tumori è già alta e che nuove centrali a biomasse, come quella che De Masi vorrebbe creare con Heliantos2, non farebbero altro che peggiorare la situazione, mettendo ulteriormente a repentaglio la salute dei cittadini. Inoltre Serravezza risponde a chi avrebbe minimizzato i dati resi noti dall’Arpa: "E’ inaccettabile che si continui a denigrare e screditare istituzioni, come l’Arpa, che sono garanti della salute dei cittadini. Per questo richiamiamo con forza i politici e gli amministratori a compiere il proprio dovere -esorta- quello di essere al fianco dei cittadini e delle stesse pubbliche Istituzioni, che operano con coraggio, in piena autonomia ed indipendenza di giudizio”. www.salentoweb.tv

Di prese di posizione simili se ne possono trovare a iosa e riguardano non solo regioni tradizionalmente a forte presenza criminale, ma anche zone che nell’immaginario collettivo ne risultano indenni e sono in possesso di capacità di controllo più elevate.

Tornando all’eventuale impianto di S. Maria la Fossa i dubbi si possono così rappresentare:

a) L’Unione Europea considera il CDR “rifiuto particolare” contenente plastiche e derivati dal petrolio che non possono essere bruciati come semplici combustibili. Al contrario, la legge italiana ne autorizza l’incenerimento negli impianti a biomasse. Chi ci assicura dunque che il CDR non venga utilizzato a S. Maria la Fossa?

b) la zona è già ampiamente e profondamente devastata per installarvi un impianto a biomasse;

c) C’è sì una forte presenza di aziende bufaline sul territorio ma manca nel giro di molti chilometri l’industria, tantopiù quella del legno;

d) Produrre, come afferma il sindaco Papa in una nota pubblicata da alcuni siti, mais, girasoli, colza, per quanto possa essere estesa “la Balzana”, non sarebbe sufficiente ad alimentare la centrale e apporterebbe nel contempo qualche problema alla varietà delle colture;

e) La vicinanza delle discariche e delle cosiddette eco-balle non tranquillizza affatto circa l’approvvigionamento della centrale;

f) infine, non si hanno sottomano controllori tedeschi.

In conclusione il ventilato progetto suscita allarme. In ogni caso bisogna condividerlo con la popolazione di S. Maria la Fossa e dei comuni vicini, in particolare Grazzanise, tenendo presente che un altro pugno ambientale metterebbe definitivamente ko l’operosa terra dei Mazzoni.

frates

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