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Schettino: il Vescovo Parroco

venerdì 21 settembre 2012, di redazione


Bruno Schettino si può certamente definire il Vescovo Parroco.
Parroco di formazione e parroco nella sua missione diocesana.
Sono stato il primo seminarista che ha accolto in diocesi e tra le sue virtù quella che colpiva era la familiarità che instaurava con tutti. Abilissimo nel conciliare cultura e simpatia, aveva abituato la diocesi intera ad uno stile semplice nelle relazioni ma teso soprattutto all’accoglienza dei poveri e degli emarginati.
Fin dalla sua nomina a Vescovo di Capua intrattenni con lui un rapporto epistolare davvero bello. Mons. Schettino non lasciava nessuna lettera senza riposta. Era un tipo passionale, gioioso, amante della cultura e della cultura locale e soprattutto ha rotto lo schema del Vescovo che visita le parrocchie solo per le Cresime ma era solito partecipare a diversi eventi non solo religiosi ma anche sociali.
Si era soliti vederlo a Capua passeggiare e conversare con la gente e amava molto i giovani a cui dedicava diversi momenti delle sue udienze. Da poco aveva celebrato i funerali di Mons. Diligenza amatissimo e colto pastore emerito dell’Arcidiocesi a cui successe nel 1997 e ricopriva il ruolo di Presidente del Pontificio consiglio per i Migrantes. Infatti si distinse subito per essere il Vescovo dell’accoglienza verso i fratelli immigrati che difese più volte e che visitava sovente al centro Fernandes guidato dal suo collaboratore l’Avv. Casale. Conosceva le storie di ogni ragazzo ospite del centro e s’impegnò per molti di loro, alcuni dei quali morti di disgrazia trovarono nei loculi della diocesi una degna sepoltura. Era fortemente presente nel territorio di Castelvolturno e avrebbe dovuto celebrare l’anniversario della strage di immigrati ad opera di Setola.
A Grazzansise fece visita la prima volta per conoscere l’allora ammalato parroco Gravina che si stupì della sua familiarità. Imparava subito i nomi delle persone e molte volte è stato in visita al territorio dei Mazzoni definendolo dimenticato dalle istituzioni e dalla Chiesa. Ricordiamo la marcia contro la discarica guidata da lui da Grazzanise fino a Santa Maria La Fossa.
A lui si deve una visita pastorale e diverse iniziative culturali e pastorali come la riapertura della Chiesa del Seminario dedicata alla Madonna di Montevergine.
E la riapertura al culto della Chiesa Madre di Grazzanise nel 2004 con la precedente nomina a Canonico della Cattedrale del Parroco Lauritano don Giuseppe di cui celebrò anche il 50 di parrocato.
Affettuoso devoto della Madonna a cui dedicò il suo motto episcopale, era solito andare ogni anno a Lourdes con l’Ualsi, associazione della sua parrocchia e diocesi di origine che è Nola.
A Capua aveva da poco tracciato le linee pastorali del nuovo anno della fede e celebrato il suo predecessore San Roberto Bellarmino a cui dedicava le sue annuali preghiere.
Compositore delle Via crucis della Quaresima che pubblicava ogni anno e amante dell’arte sacra e della musica sacra a cui dedicava varie iniziative.
Con il clero non ricordo mai una presa di polso molto seria, se non la diatriba con i Comboniani di Castelvolturno e sui diversi modi d’intendere la Pastorale degli immigrati.
La diocesi di Capua perde in nel giro di un anno i suoi due pastori ed è chiamata a voltare pagina, molti problemi bollono in pentola, dalla ridefinizione dei confini della diocesi, all’attuazione di una pastorale che incontri anche i lontani e che si nutra di novità e di larghi consensi.
Il territorio è fortemente provato dalla criminalità, dalla crisi, dall’immigrazione, dall’emigrazione e da tanti altri problemi a cui anche la Chiesa è chiamata a dare il suo contributo alla risoluzione. L’episcopato di Schettino si è nutrito di fiducia, verso il clero, forse troppa. Il risultato sono parrocchie disomogenee. Alcune avanti nei metodi e altre indietro per mancanza di energie, di vocazioni e di comunione. Le Chiese di Capua e della diocesi sono però quasi tutte restaurate e degne della loro storia grazie anche al suo operato e interessamento.
A Schettino va il merito della rifioritura delle vocazioni e di aver portato la diocesi nel nuovo millennio ma gli interrogativi e le sfide di esso bussano ancora alle porte delle sacrestie da cui i preti sono chiamati ad uscire per annunciare un vangelo che non sia solo dei pochi intimi ma anche dei lontani dalla vita parrocchiale e sacramentale.
Il sorriso di Mons. Schettino, il suo affetto per Grazzanise, le nostre passeggiate in vacanza dove si pregava il Rosario e si parlava dei nostri problemi ma soprattutto la sua carità verso i poveri e verso il sottoscritto rimarranno nel mio cuore.
La nostra terra ringrazia Mons. Diligenza e Mons. Schettino e prega il Signore perchè possa accogliere un pastore dal cuore profetico e coraggioso che rompa con un certo passato e accompagni la diocesi nel cammino di evangelizzazione e promozione umana.

Tiziano Izzo, Teologo.

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