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CULTURA

"La poesia nella società liquida di oggi". conversazione del prof. G. Rotoli

Incontro letterario organizzato dalla Associazione Tre Grazie

sabato 3 ottobre 2009, di redazione


Grazzanise - Nell’aula magna della Scuola Media ha avuto luogo la prevista conferenza del prof. Giuseppe Rotoli su ”La poesia nella società liquida di oggi”, organizzata dall’Associazione Culturale Tre Grazie, guidata dal prof. Michele Petrella.

Il relatore, ormai di casa nell’ambiente culturale di Grazzanise, ha intrattenuto i presenti con una dotta, profonda conversazione su un tema per palati fini, soprattutto in questo momento storico in cui la poesia sembra l’ultima delle preoccupazioni delle persone.

Già l’espressione società liquida suonava strana ma il prof. Rotoli l’ha spiegata da par suo ricorrendo all’aiuto del sociologo britannico di origini polacche Zygmunt Baumann. “I vecchi valori (etica e morale) che erano i pilastri della società si sono liquefatti. Sono diventati talmente liquidi che ognuno vi si cala dentro secondo le proprie esigenze. Allora si verifica la corsa all’edonismo, al consumismo a cui tutti vogliono partecipare per non sentirsi esclusi, per sentirsi come gli altri”.

Di questa nuova società i cinquantenni e oltre non hanno la percezione perché sono legati alle vecchie concezioni. Al contrario i giovani, seppure in modo problematico e non sempre consapevole, sono portatori di nuove esigenze come ad esempio la religiosità.


Un altro importante studioso di problemi sociali è, per Rotoli, il sociologo francese Michel Maffesoli il quale afferma che la società attuale è caratterizzata dal privatismo, una società più istintiva, più viscerale. “Noi – dice Rotoli – siamo stati educati dalla società del padre, secondo la direzione alto-basso, le ultime generazioni, invece, sono educate secondo la legge dei fratelli, l’uno copia, emula l’altro. Si è perso il criterio dell’autorità a vantaggio del criterio del piacere”.

Naturalmente non è del tutto definito e consapevole questo nuovo mondo, è ancora un processo “magmatico”. All’interno di questo magma si pone la poesia. E qui Rotoli, che è un esperto di letteratura inglese, fa un raffronto tra la poesia anglosassone e quella italiana. La prima si muove in un mondo più concreto rispetto alla seconda. “In Italia la poesia ancorata al concreto si è fermata a Giovanni Pascoli, con l’eccezione di Mario Luzi”.

Vero è che oggi vi sono diversi poeti che hanno compreso che “non c’è futuro per chi si piange addosso anche se la poesia soffre da noi di una marcata marginalità” perché la fruizione da parte del pubblico è modesta. Un poeta affermato, secondo Rotoli, non vende più di un migliaio di copie, mentre ci sono esempi di giovanissimi poeti inglesi che vendono oltre ventimila copie.

C’è, però, secondo l’illustre oratore, “un rinascimento della poesia, grazie alla rete dove si possono leggere una miriade di poeti”. Molta poesia, in verità, è scadente, mentre il vero verso è una “ferita sul corpo del poeta”. Comunque accanto a tanti pennivendoli ci sono molti validi poeti che grazie alla rete possono entrare dappertutto.

In questo panorama si inserisce anche l’ultima raccolta del prof. Rotoli dal titolo “La cenere in bocca”. La cenere come prodotto di un incendio interiore ma anche come fertilizzante di nuova vita. Una raccolta che si incardina su tre sezioni: la Scuola (con solo “due o tre poesie positive”, precisa l’autore), le Terre, i Semi. Un libro molto sofferto, venuto dopo dieci anni di studio intenso, ma che “mi ha dato molte soddisfazioni”.

E del libro di Rotoli ha parlato il prof. Antimo Giacinto Petrella che lo ha definito un ”poema scolastico” in quanto “partendo da piccole cose e incombenze proprie del mondo della scuola tira fuori oltre a un estro nutrito di umori particolari, un animo pedagogico”. Quasi sempre il nucleo dei componimenti, ha affermato Petrella, è dato da un fatto contingente.

La via espressiva cercata dal poeta, secondo il presentatore, è originale e moderna in quanto “evita i ragionamenti finemente discorsivi per restare su un piano evocativo utilizzando un linguaggio non semplice e ricco di metafore. Si spiega così la mancanza dei titoli nella maggior parte delle liriche, una versificazione rotta, spezzettata, frammentata, versi di varia lunghezza, enjambement, sintassi stringata, punteggiatura frequente, metafore e analogie”.

Quando il poeta si cala negli affetti umani o familiari - è la conclusione - ottiene risultati più autentici, più puri. In questo tipo di liriche “cade il tono aspro e gridato e affiora l’elegia”.

E’ seguita qualche domanda dal pubblico a cui Rotoli ha replicato con la consueta efficacia: “tutti diciamo delle cose ovvie, siamo trasmettitori di banalità, tutt’al più siamo degli informatori. La scuola non è più il luogo dell’arricchimento spirituale. Ma oltre alla scuola anche la famiglia è in questa condizione. E’ grave però che ciò accada in un luogo deputato non a trasmettere l’ovvietà. Abbiamo distrutto l’uomo contemporaneo con guanti di velluto”.

Infine una esortazione: “La poesia va letta con lentezza. Se avete fretta e leggete poesia fate un torto a voi e alla poesia”.

Hanno collaborato all’incontro letterario con la lettura di alcune liriche le studentesse Laura Montesano e Maddalena Petrella.

frates

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