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Un Fra’ Paschale di Grazzanise oggetto di polemica nel ’700

domenica 22 settembre 2019, di redazione


Presso la Biblioteca Statale di Montevergine, sita a Mercogliano (AV) e diretta da padre Andrea Davide Cardin a cui va il nostro ringraziamento, sono conservati innumerevoli documenti di storia antica, incunaboli, pergamene, manoscritti, ecc. risalenti fino al primo medioevo.
Vi abbiamo rintracciato anche tre documenti riguardanti Grazzanise, di cui due pergamene del 1300 e una relazione/denuncia del ‘700.

La prima pergamena è datata 28 gennaio 1342, anno 33° del regno di Roberto d’Angiò, redatta a Capua presso lo studio del pubblico notaio Stabile de Marcone sotto la giurisdizione del giudice Francesco de Olibano.
Dal Regesto delle pergamene / Abbazia di Montevergine; a cura di Giovanni Mongelli, v. 4: sec. XIV (Roma, 1958) apprendiamo il contenuto del documento:
“Cecilia, figlia del q[uodam] Tommaso Ferrillo, della villa di Castelluccio, nelle pertinenze di Capua, e ved. di Giacomo Rotundo, della villa di Grazzanise, nelle pertinenze di Capua, lascia quietanza al not. Pietro de Nicola, di Capua, tutore di Leonardo e di Fiorella, figli del suddetto Giacomo, per tutte le doti e i diritti sia dotali del primo che del secondo suo marito”.

La seconda pergamena risale al 7 agosto 1357, quindicesimo anno del regno della Regina Giovanna, anch’essa redatta a Capua presso lo studio del notaio Natale de Benedetto, giudice Giovanni de Cicala.
Dal Regesto su citato sappiamo che:
“Fra Rainaldo da Sarno, priore e procuratore del monastero vecchio di M.V. in Capua, concede per 11 tarì d’oro a Graziano di Giovanni Roberto Benaya, e a Nicola, suo fratello, di Grazzanise, l’assenso ad una compra che essi avevano fatta da donna Maria, ved. di Giacomo de Sanctis, di Capua, d’un pezzo di terra in Grazzanise che Maria teneva a censo dal monastero per il canone di un tarì d’oro all’anno, da corrispondersi nella festa di S. Maria ad agosto, e ora viene venduto per un’oncia e 12 tarì”.

I documenti appena descritti sono importanti ai fini della datazione del toponimo Grazzanise (“Graczanisio”) e vanno ad aggiungersi a due pergamene studiate dal prof. Giancarlo Bova, risalenti al 1222 e al 1373 (1)

Invece il terzo documento a cui abbiamo accennato è un manoscritto su tre fogli redatto da un non meglio specificato Padre Luigi Canzano il 15 Dicembre 1769. E una denuncia/relazione finalizzata a impedire l’ammissione del Converso Fra’ Paschale Parente di Grazzanise tra i Monaci Verginiani nel monastero di Montevergine. Il testo non è molto corretto da un punto di vista lessicale e grammaticale (il che contraddice in qualche modo la tradizionale concezione che i religiosi fossero tutti altamente istruiti) ma è interessante perché apre uno squarcio sulla vita interna di un convento e sulle dinamiche relazionali tra confratelli.
Di che si tratta? E’ stato convocato il Capitolo per procedere alla votazione per l’ammissione del Converso Fra’ Pasquale tra i Religiosi del convento ma il nominato P. Canzano avanza delle ragioni per le quali, secondo lui, il richiedente non può essere accolto nell’Ordine.
Dall’esposizione dell’autore sembrerebbe che in una precedente assemblea (Capitolo), convocata allo scopo, il Converso abbia avuto un numero di voti pari a lui per cui si deve ricorrere a un ballottaggio, cosa che egli ritiene inammissibile perché tutti i Religiosi, a suo dire, conoscono le trasgressioni del Converso. Quali? Uscite notturne “da una camera della montagna”, ritrovamento in compagnia di una donna “di ottimo odore”. “E questo sarebbe niente”. Ha mandato fuori parecchia roba dalla dispensa, olio, farina ed altro e anche questo sarebbe a conoscenza di molti frati. E ancora, ha pubblicamente dato “temerarie risposte” allo stesso Abate dell’Ordine (2) e, infine, vestendosi dell’autorità del Superiore, ha castigato alcuni addetti alla chiesa.
Il padre Canzano conclude prospettando lo sconcerto dei religiosi nel caso in cui egli dovesse essere escluso dal nuovo Capitolo e dichiarandosi fiducioso di avere giustizia.

Le accuse avanzate dal frate erano vere? Erano false? Si trattava di giusti rilievi volti a escludere dall’Ordine un aspirante indegno? O erano manovre il cui scopo era quello di liberarsi di un concorrente?
Non sappiamo come sia finita la vicenda. Ci resta solo il manoscritto che riproduciamo integralmente:

Ill.mo e Rev.mo P. XXX

Essendosi convocato il Capitolo de’ Padri a suono di campana a tenore delle nostre Santi Costituzioni per l’impallettazione (3) del Converso Fra Paschale di Grazzanisi, due giorni prima di compire il semestre; e ccio per malizia, si per potere di nuovo convocare il Capitolo, e si perché non ancora si sono ritirati due altri Padri, i quali appieno stanno intesi dei pessimi portamenti dell’anzidetto Converso; è con tutto ccio avendo permesso Iddio come giustissimo, che à ottenuti voti uguali, si an fatte sentire che io una con altri Padri abbiamo fatto unione di mandarne l’accennato Converso, e che io sia stato il Capo, come se fusse qualche Religioso graduate, e di gran possanza, che à tal fine umilio a V. P. ill.mo e Rev.mo le presenti ragioni, per cui costui non pud’essere Religioso in nessuna fatta maniera, e coloro che pretendono includerlo di nuovo, e rendere forzoso il Capitolo si aggraveranno fortemente la diloro coscienza, com’anche se l’aggraverebe colui che pretendesse escludere un converso dabene; si che l’istessa ragione milita per l’uno che per l’altro. E cio posto, à che serve inquietare i Religiosi se avendosi consigliata la diloro coscienza anno operato secondo Iddio, e secondo le Leggi? Questo nostro Rev.do P. Abbate, e tutti questi Religiosi appieno stanno intesi di quanto mai a commesso questo Converso, che sono fatti tali, che se l’avesse commesso altro Religioso del nostro abbito sarebbe stato con ogni rigore castigato con processi, e con carceri. Il sopraccennato Converso non altro à commesso dal Capitolo sin’à questo punto se non se che varie furtive uscite di Notte da una camera della Montagna da cui il Rev.mo P. Abbate ne lo fece uscire; dippiu fu ritrovato assieme con una certa donna di ottimo odore, cognita a molti religiosi, questo sarebbe niente; ma quello che piu importa si è che di continuo à mandato fuora oglio per acqua, e farina per radita (4) con moltissime altre robbe della dispensa, e ccio noto a varii Religiosi e Secolari. Davvantagio, non parlo poi del rispetto portato tanto à Religiosi quanto all’istesso Rev.do P. Abbate, che giunse una volta a farlo piangere per molte temerarie risposte fatteli in puplico e di ccio puo V.P. e Rev.mo informarsene da tutta questa famiglia. In una parola à avuto tanto ardire di assumersi l’autorita del Superiore con castiga anche coloro che non servivano à lui quandocche stavano addetti alla Chiesa, con non darli ne pietanza ne pane, tanto che questa festa passata il P. Iconiere (5) fu in punto di ricorrere a V.P. Ill.ma e Rev.ma dunque colui che l’à dato il voto male l’à fatto unsa somma giustizia, anzi carita; ed intanto umilio la presente, e non calo di persona a piedi di V.P. Ill.ma e Rev.ma perché non conosco questa necessita, ma se V. P. Ill.ma e Rev.ma mi desidera li faro un bellissimo itinerario del tutto, per così conoscere con piu evidenza quel tanto che umilmente li ò partecipato: del rimanente V. P. Ill.mo e Rev.mo e Giudice sapiente che percio potra conoscere se i Religiosi anno operato bene o male, scrivo come ò detto, perche mi àn posto per Capo di unione, ma senza fondamendo, il fondamento è, i pessimi portamenti dell’accennato Converso, che anche dopo l’impallottazione si lascio dire queste parole, mi àn tirato è non mi an colto a dovere, pero con tutto questo li faro morsicare le gote, or veda V. P. Rev.mo e Ill.mo sino al’ultimo che temerita! Onde se si convocara di nuovo il Capitolo, e ne saro escluso, una con altri che dicono, non so che sconcerto ne possa avvenire, per tanto credo che voglia farmi giustizia; mentre umiliato à piedi di V. P. Ill.mo e Rev.mo li bacio divotamente le Sacre mani, e li domando la Santa Benedizzione.

Di. VS.ssimo e Re.mo

Montevergine 15 xbre 1769

Um.mo Obed.mo Figlio e suddito P. Luigi Canzano

NOTE

(1) Giancarlo Bova, I più antichi documenti di S. Maria la Fossa, ESI, Napoli, 2011

(2) Dovrebbe trattarsi dell’Abate Pironti Venanzio, rieletto per la seconda volta il 16 aprile 1769 per un incarico triennale.
(cfr Regesto delle pergamene/ Abbazia di Montevergine, a cura di Giovanni Mongelli OSB, vol. VI, sec. XVII-XX, Roma, 1958)

(3) Corruzione del termine raro “Imballottazione” che abbiamo trovato solo in Della Historia d’Italia di Girolamo Brusoni, Torino, Zappata, 1680 (“Che si facessero tre Giurati Nobili, e tre Cittadini per imballottazione di diciotto soggetti dell’uno e dell’altro Ordine”).

Inestetico” ancorché meno raro del precedente è il termine “ballottazione”. “La Ballottazione è l’atto col quale la Sovrana autorità del Principe, quando viene proposta una parte, una legge, ec. e ciò sia col mezzo di piccole pallottoline. Queste erano anticamente di cera, e con legge 1283, 2 Ottobre si ordinò che fossero di tela a modo di bottoni, le quali, come è noto, si usano anche a’ nostri giorni, tutte bianche ed uniformi; poiché con queste sole possono essere ballottate le parti; ... […] nacquero in tutti i tempi moltissime leggi per dar regola e norma certa alle ballottazioni, e per ischivare i disordini e gl’inconvenienti in una materia tanto gelosa. […] Una delle regole più importanti, e più generali delle ballottazioni si è quella, che le parti in generale si debbano intender prese, quando il numero dei voti, o pallottole in favor delle medesime supera la metà delle pallottole stesse”.
(Dizionario del diritto comune e veneto dell’avvocato Marco Ferro, vol I, Venezia, Santini, 1845)

“Al principio di ciascuna ballottazione dovrà il Cancelliere nominare pure ad alta voce il Soggetto, che si manderà a partito, ed avvertire i vocali, che il Bussolo roso sarà per la votazione inclusiva, ossia favorevole, ed il Bussolo bianco sarà per la votazione esclusiva, ossia contraria”.
(Raccolta degli ordini ed avvisi stati pubblicati dopo il cessato Governo Austriaco, Milano, Veladini, 1796, Anno IV della Repubblica Francese, una ed indivisibile).

Abbiamo anche la versione ‘imballottamento’, di cui è un esempio: “Essi elettori si convocheranno per iscegliere per via d’imballottamento un Presidente”.
(In Progetto del nuovo atto di Confederazione [americana], pubblicato in Notizie dal Mondo del 3 gennaio 1787)

Oggi si usa il termine Ballottaggio che deriverebbe, secondo Wikipedia, “dal fiorentino ballotta, sinonimo di castagna e secondo un’altra fonte, dal sistema elettorale del doge di Venezia, che consisteva nell’inserire nell’urna una delle due palline, diverse per materiale o colore (bianca o nera), che ogni votante aveva a disposizione; la maggioranza di un colore rispetto all’altro determinava l’esito della votazione”.

(4) Radita = semola
(Gli archivi per la storia dell’alimentazione: atti del Convegno, Potenza-Matera, 5-8 settembre 1988)

Radita = sorta di farina rossa
(Vocabolario delle parole del dialetto napoletano degli Accademici Filepatridi, Napoli, 1789)

(5) Monaco al quale era affidata la cura particolare dell’immagine della Madonna.

frates

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