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L’Holiday Inn e il suo contesto

mercoledì 7 novembre 2012, di redazione


Da alcuni mesi si ventilava la chiusura dell’Holiday Inn di Castelvolturno. I dipendenti da tempo non percepivano più lo stipendio e vedevano seriamente minacciato il posto di lavoro. L’attività - questo era evidente - era precaria, non adeguata a coprire i minimi costi di gestione e, pertanto, non remunerativa. Queste le notizie che trapelavano, e arrivavano anche a chi non aveva la curiosità di conoscerle.

Ho sempre sperato che non fossero vere, o che, se avessero avuto un fondamento, la Società riuscisse a superare tutte le difficoltà per salvaguardare l’attività del complesso e i livelli occupazionali. Ora apprendo dai giornali che c’è anche una data per la definitiva chiusura: 7 Novembre 2012.

Non conosco e non mi interessa conoscere la realtà sanzionata dai registri contabili, né eventuali connessioni con altri problemi societari. Anche eventuali future gestioni o progetti di rilancio - tutti auspicabili - non riescono a mitigare la reazione di grande amarezza che procura questa notizia, soprattutto perché va oltre il fatto contingente.

La chiusura dell’Holiday Inn rappresenta, infatti, un ulteriore colpo all’intera economia e all’immagine di tutto il litorale casertano, e di Castelvolturno in particolare. Ma, soprattutto, è il risultato, non isolato, del fallimento di una politica ultradecennale che - a vari livelli - non ha saputo adeguarsi al contesto ambientale e alle esigenze di modernizzazione della fascia litoranea. E così, adesso, molte attività vanno in crisi, indipendentemente dalla congiuntura nazionale. Non ritengo opportuno sorvolare con un giudizio generico sul ruolo di quanti, in questi anni, hanno avuto responsabilità nella gestione politica del Comune di Castelvolturno. Anche io ne sono stato sindaco e non mi sottraggo al giudizio: a ciascuno il suo. Ma, nello stesso tempo - lo faccio in ogni occasione - sento di dover richiamare le responsabilità della Provincia di Caserta, della Regione Campania, e delle amministrazioni dello Stato, direttamente competenti in materia di Pianificazione del territorio, di tutela dell’ambiente, di sanità pubblica, e di disinquinamento. E non solo con poteri legislativi ma, ovviamente, anche sostitutivi. Mai efficacemente attuati.

Certamente l’ampiezza del ventaglio delle competenze, non rappresenta un alibi per nessuno. Al contrario, serve a capire quanto vasta e capillare sia stata la responsabilità, l’inerzia e l’inadeguatezza di coloro - tanti - che non hanno applicato le leggi, e che dovevano porre riparo al progressivo degrado del litorale e non l’hanno fatto, favorendo, di fatto, anche l’inserimento della malavita. E aiuta a capire anche lo spessore delle grandi difficoltà che hanno dovuto affrontare e debbono ancora affrontare, coloro che, in questo maledetto ginepraio, si oppongono con notevole impegno, ad una persistente deriva sociale e istituzionale.

Da questo vasto quadro istituzionale, assente o complice, scaturiscono, quindi, tante risposte, che riconducono puntualmente sempre alla mancanza della Pianificazione, alle condizioni dei Regi Lagni, all’escavazione selvaggia della sabbia, all’inquinamento del mare e del fiume… fino al condizionamento della camorra nei confronti di alcune gestioni colluse. Cioè, all’esito del mancato impegno.

Tutta questa vecchia giaculatoria - ahimè - ha certamente a che fare con la chiusura dell’Holiday Inn, elemento pregevole, ma ormai molto spurio nell’ambiente degradato che lo ospita, per quanto una volta naturalmente bello e appetibile. Ma, oggi, vittima sacrificale della generale situazione che, per soprappiù, il notevole ritardo nella costruzione del Porto nemmeno aiuta a migliorare.

Quando ne fu progettata la costruzione, ero con il PCI all’opposizione, e Cristofaro Coppola faceva parte della maggioranza DC. Allora sollevai, tra l’altro, una obiezione relativa all’area individuata per l’insediamento: erano anni che contestavamo i confini tracciati in quella zona dalla Capitaneria di Porto, in assenza del Comune.

Purtuttavia, riconoscendo alla famiglia Coppola la proprietà di una vasta zona retrostante, “invitai” Cristofaro a farsi un poco più indietro, più lontano dal confine in contestazione ( mi pare di circa trenta metri), e di non far partire la costruzione dell’albergo con quest’altra nuova contestazione. Cristofaro, che per la verità aveva iniziato un suo percorso di rientro dell’intero complesso del Villaggio nella legalità, ascoltò, e spero che non se ne sia pentito.

Ma se ora ricordo questo episodio, è soprattutto perché allora ero meravigliato, a prescindere da ogni rivendicazione territoriale, dalla temerarietà di questo imprenditore che non aveva remore ad investire nei pressi dei famigerati Regi Lagni, e di farlo con un ottimismo sul futuro che, anche in seguito, mi ha sempre stupito. Oggi, debbo dire che, forse, l’ottimismo di Cristofaro si spingeva ben oltre la realtà di una classe politica parassitaria e collusa, fino a credere che i Regi Lagni e il mare sarebbero stati disinquinati: magari con i finanziamenti del terremoto dell’Ottanta: previsti per il disinquinamento del Golfo di Napoli, ma dilapidati dalla camorra. Ma qui la delusione, è generale! Una preoccupazione che io ho sempre avuto come sindaco, è stata quella di distinguere nettamente la mia doverosa attività di tutela dei terreni demaniali e di repressione dell’abusivismo edilizio, dalla prioritaria volontà di incentivare lo sviluppo del territorio, e di sostenerlo con apposite iniziative. Pertanto, ho sempre apertamente ritenuto Pinetamare - e non senza difficoltà - una realtà fondamentale, ma da recuperare alla legalità e da riequilibrare con il resto del litorale, con opportuni interventi istituzionali, a partire dalla pubblicizzazione dei servizi. E di acquisirla come elemento propulsivo per lo sviluppo del litorale.

Credo di poter dire che qualcosa in merito l’abbiamo fatta, e per la loro parte, alla fine, ne devo dare atto anche alla famiglia Coppola.
E’ chiaro, quindi, che dopo tutto ciò io sia dispiaciuto per la chiusura - spero breve - dell’ Holiday Inn. Sono rammaricato, anche per chi vi ha creduto, per una opportunità di eccellenza che va in crisi, e per l’intero territorio che ne resta deprivato. Restano per me memorabili, tra gli altri, i primi convegni organizzati con il Comune sulla legalità e l’ordine pubblico, sul XX secolo della Domiziana, sulle politiche locali… e le tante manifestazioni di ottimo livello.

Non so quali sbocchi ora si prefigurino per l’albergo e per i dipendenti. So di certo, però, che per rilanciarlo concretamente, unitamente a tante altre strutture in crisi dell’intero litorale, non si può più perdere altro tempo prezioso, ma si deve urgentemente porre mano al risanamento dell’intero territorio, e con esso, al rigoroso rispetto delle regole che presiedono allo sviluppo di una società civile.
Senza deroga alcuna.

Mario Luise

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