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Don Francesco Montesano (1): Discorso funebre per Salvatore Raimondo

sabato 15 marzo 2014, di redazione


In un precedente articolo ci siamo avvicinati a un personaggio molto noto a Grazzanise fino ad alcuni anni fa, il sacerdote don Francesco Montesano. Abbiamo accennato alla poliedricità degli interessi di don Francesco o don Ciccio e abbiamo sottolineato la crisi esistenziale determinata dalle sue vicende personali che risultò decisiva per la sua salute.

Come anticipato, procediamo nella conoscenza del personaggio attraverso l’esame delle carte, di cui siamo debitori alla cortese disponibilità del prof. Nicola D’Abrosca. Sarà una trattazione settoriale, limitata, in quanto la documentazione disponibile ci consente di avere soltanto un’idea generale dell’uomo e del sacerdote. Un uomo pubblico, e don Ciccio lo fu in senso pieno, parla attraverso le sue azioni e i suoi scritti, conviene allora esaminare senza indugio ciò che abbiamo a disposizione. A cominciare dalle orazioni funebri.

Ci sono pervenuti tre discorsi funebri, di cui due sono dedicati ad altrettanti militari. Rimandando questi ultimi ai prossimi appuntamenti pubblichiamo subito il discorso pronunciato in memoria di Salvatore Raimondo. Veramente di questa orazione abbiamo tre versioni più o meno brevi. Qui, per non appesantire la lettura ne pubblichiamo solo una. Tutte e tre le versioni hanno l’aspetto di bozze, di qualcosa di incompiuto, rifacimenti l’una dell’altra e non sappiamo se quella che pubblichiamo adesso sia la definitiva.

L’impostazione è più o meno la stessa per tutte e tre le versioni, i concetti non sono originali ma appartengono alla prassi di questo tipo di discorso. Si percepisce una difficoltà a organizzare le idee, a dare un andamento scorrevole ai pensieri. Se questo sia dovuto a familiarità col defunto, che pur si evince da alcuni passaggi, con conseguente tensione emotiva, o a necessità di esprimere riflessioni più elevate o a scarsa vena creativa non sappiamo dirlo. Fatto sta che tutti e tre i documenti mostrano debolezza di organizzazione e approssimazione stilistica. Si rilevano molte frasi cancellate, sostituite o integrate con grafia poco chiara. Insomma dalla penna escono a fatica i concetti e non raggiungono la bellezza formale desiderata nonostante gli sforzi dell’autore.

Da un punto di vista materiale i fogli manoscritti appaiono sbiaditi, in alcuni punti lacerati o consunti. Molte correzioni sono a matita. Comunque, a parte i punti più critici, la scrittura è agevolmente leggibile (cosa che non sarà nei tanti documenti scritti in epoca più tarda), con movimento controllato ma fluido e buona distribuzione degli spazi, con orientamento in genere verticale, il che rivela una personalità razionale, diplomatica, ma a volte inclinato leggermente verso destra, a indicare apertura e socievolezza.

Il discorso, come si diceva, è scritto per Salvatore Raimondo, morto il 21 marzo 1947 all’età di circa 43 anni. Don Ciccio ne ha solo sette in meno eppure ne parla con deferenza, come di un vegliardo. Nel testo sono citati i figli maggiori di Salvatore, cioè Tommaso e Maria. Questo particolare ci ha permesso di indirizzare immediatamente le ricerche verso una determinata famiglia e di identificare quindi il defunto nella persona del nonno del compianto Pino Bertone. Gli altri figli, all’epoca piccolini e non citati per nome, erano Pasquale e Vittorio (deceduti), Santina e Teresa.
Ma è tempo di leggere l’orazione:

"Un soffio malefico ha troncato la cara esistenza del nostro caro zio, fratello, padre, amico Salvatore Raimondo. Un immane e crudele morbo lo ha divelto non ancora quarantatreenne.
Angeli celesti accogliete benevolmente l’anima del nostro congiunto. Fate che esso dal cielo possa guardare sempre come guardò in terra i suoi cari infanti. HO (sic) Gesù donategli la vostra misericordia, perché esso quaggiù ebbe un amore tutto dedico (sic) di affettuosità e amore verso i suoi ed a quanti lo conobbero. Fate che esso potrà godere almeno la felicità eterna, acciocché il bene che gli fu tolto sulla terra lo possa riacquistare lassù nel vostro regno divino.
Egli che fu di animo sensibile e generoso verso tutti ci ha lasciato in un inconsolabile dolore, incolmabile vuoto. Zio Tore voi che inistancabilmente (sic) foste la guida amorosa dei vostri figli or che ascendete al cielo nella gloria eterna fra un coro di Angeli, siate vigile su chi vi amò tanto su questo mondo. In questo estremo momento tutti vi rivolgano una preghiera, la famiglia, gli amici tutti con il cuore trafitto di pungenti ed inerpicate spine, vi salutano qui sulla terra per l’ultima volta. La vostra salma qui posata ai nostri piedi adorna ancora da sordidi lamenti, da stanchi pianti, ci appare a noi tutti come l’emblema eterno del dolore. La vostra cara madre che navigata in mare di dispiacere ancora oggi straziata da questa incomparabile perdita e sperduta in un’oasi di dolore vi saluta.
La vostra affettuosa consorte, esempio sublime di specchiate virtù con ferrea rassegnazione ella si abbraccia la dolorosa croce e prega per la vostra anima benedetta e vi saluta ancora una volta e con il cuore eternamente lacerato dalla vostra improvvisa scomparsa, vi saluta.
Maria e Tommaso i più grandi dei vostri figli con animo rassegnato invocano con vivo desiderio l’ispirazione dal cielo affinché essi potranno seguire quelle elette virtù che voi seguiste. Essi naufragati nel dolore vi rivolgono un estremo saluto. I vostri cari piccoli, che chiederanno sempre del suo (sic) buono papà inconsci di tale perdita vi salutano. Chi risponderà ai suoi (sic) appelli Zio Salvatore? O angeli (1) egli vi sorriderà dal cielo e con la sua mano benedetta vi illuminerà sul vostro cammino.

Addio, caro amico, pregate il Signore per noi. Tu (2) vivrai con noi ne lo spirito come vivesti con il tuo corpo. Tutti coloro che vi conobbero angosciati vi rivolgono un ultimo saluto. Addio e per sempre sulla terra, ci rivedremo un giorno lassù nel regno dei Cieli. Addio."

(1) Libera interpretazione per lacerazione nel manoscritto
(2) Il "voi" è cancellato nel manoscritto

frates

Un grazie alla Sig.na Ivana Bertone e al Sig. Raffaele Pezzera per l’aiuto fornito

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