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lunedì 26 aprile 2010, di redazione
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GRAZZANISE - Settimana di polemiche laceranti quella appena trascorsa. I veleni delle elezioni amministrative non sono stati ancora smaltiti, anzi continuano a diffondersi nel corpo sociale.
Questo paese, naturalmente, si potrebbe dire geneticamente, portato alla divisione, avrebbe finalmente bisogno di un po’ di pace, non quella che zittisce le voci ma quella che le valorizza in un armonioso concerto finalizzato al bene pubblico.
Invece si devono registrare ogni giorno polemiche, insulti e minacce. Francamente Grazzanise non ha bisogno di tutta questa ferraglia politica che dimostra due cose: la concezione proprietaria della res publica e l’incapacità di partecipare al dibattito collettivo.
Se le diatribe quotidiane fanno felice una minoranza di "tifosi" da una parte e dall’altra, certamente non soddisfano la gran parte della popolazione, disgustata e avvilita da questo stillicidio quotidiano che non porta nulla di buono, soprattutto non serve ad affrontare nel migliore dei modi i tanti problemi che interessano la gente.
Sarebbe auspicabile che, passata la sbornia, ognuno mettesse da parte la sciabola e, secondo il proprio ruolo, lavorasse per la pacificazione degli animi.
Un paese così diviso, così facile all’odio personale, non può andare lontano. Questa consapevolezza dovrebbe consigliare a tutti una maggiore moderazione.
Adesso che sono finiti i festeggiamenti per la vittoria dell’uno e dell’altro schieramento (in politica, si sa, vincono tutti), si passi all’amministrazione, per gli uni, e al controllo, per gli altri. La gente vuole questo, non il piatto di pasta e fagioli diventato elemento caratteristico e comune in tutte le manifestazioni politiche.
Pace, lavoro, progresso, soluzione dei problemi cittadini. Non esiste altro imperativo categorico.
Nella manifestazione di ieri di Nuovi Orizzonti, al di là dei ringraziamenti e dell’enfasi con la quale tutti gli interventi hanno richiamato i 1954 voti ottenuti dalla lista, da un punto di vista politico l’intervento dell’avv. Paolo Parente ha colpito la nostra attenzione.
Il discorso dell’esponente del PD si può sintetizzare in quattro tesi:
a) La politica la fanno gli uomini, non i partiti;
b) I partiti non hanno fatto nulla a Grazzanise;
c) convogliare tutti i voti su una sola persona per avere un consigliere provinciale;
d) Eliminare tutti i partiti e fare di Nuovi Orizzonti un soggetto politico.
Fra tutti e quattro i punti c’è una evidente sequenzialità e un lucido legame.
Ci permettiamo di avanzare qualche osservazione su quanto affermato.
Punti a) e b): Innanzitutto che la politica a Grazzanise l’abbiano fatta gli uomini e non i partiti ci trova d’accordo, la sede della politica non sono state le sezioni ma i portoni. Se oggi stiamo a recriminare sulla mancanza di politica o nella troppa cattiva politica, se il dibattito non si eleva mai al di sopra dell’insulto personale, se non c’è l’abitudine a discutere sui problemi anzicché sulle persone, questo lo dobbiamo anche alla prevaricazione dei portoni rispetto alle sezioni.
Nessuno dei grandi esponenti politici del passato e nemmeno del presente ha avuto ed ha l’interesse a far crescere intorno a sé un personale politico che all’occorrenza sapesse o sappia prendere in mano le redini della cosa pubblica. "Dopo di me il diluvio", disse il generale De Gaulle. Questa massima può essere trasferita, almeno per la sostanza anche alla concezione del potere dei nostri esponenti politici.
Punto c): è stato detto che la forza acquisita dai Nuovi Orizzonti è tale che se convogliata su un solo candidato potrebbe far riavere al nostro paese un eletto nel Consiglio Provinciale.
Sante parole all’apparenza, ma poiché il movimento civico è formato da persone con orientamento politico diverso, come lo stesso oratore ha riconosciuto, questo risultato non può aversi meccanicamente.
Sembrerebbe, dunque, una affermazione vagamente qualunquistica ma arriva il punto d) a illuminarla: "eliminiamo tutti i partiti e facciamo di N. O. un soggetto politico", è la conclusione di tutto il ragionamento.
Non sappiamo cosa nascondono queste parole e non è questa la sede per verificarlo. Qui ci interessa confutare il merito dell’affermazione.
Se Nuovi Orizzonti è un contenitore di diversi orientamenti politici non può diventare soggetto politico autonomo e monolitico.
Eliminare i partiti politici ci sembra una jattura che, crediamo, avrà poco seguito in chi vive la vita di sezione.
Come si può chiedere, tanto per fare degli esempi, a Marcello Vaio, a Giuseppe Raimondo, ad Enrico Caianiello, ad Antonio Palladino e a tutti i loro amici di abiurare una fede politica consolidata per costruire un qualcosa che non è né carne né pesce? La diversità delle opinioni è una ricchezza, anche per Nuovi Orizzonti, e non può essere ridotta a un unicum, omologata a un unanimismo in nome di non si sa quale disegno.
Questa strategia, vagamente berlusconiana, non può avere seguito. Al contrario ci si dovrebbe impegnare tutti a rendere più vive e più forti le sezioni di partito, dove le problematiche possono avere il loro momento di analisi e di proposta e dove possono crearsi delle palestre per nuovi e più preparati amministratori.
frates