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Via libera al latte pastorizzato, gli allevatori chiedono i danni

giovedì 12 luglio 2007, di kore


Nella partita più dura che negli ultimi anni hanno dovuto giocare, gli allevatori campani mettono a segno il loro primo, effettivo, punto a favore. Il Tribunale amministrativo Regionale per la Campania, nelle persone del presidente Antonio Onorato e dei Consiglieri Andrea Pannone e Paolo Carpentieri, ha pronunciato, nella Camera di Consiglio del 5 Luglio 2007, un’ ordinanza che liberalizza la vendita del latte bufalino risultato sieropositivo ai test epidemiologici previa pastorizzazione.
L’ avvocato Marialuisa Cacciapuoti, moglie dell’ ex- sindaco di Cancello Raffaele Ambrosca, nel ricorso al Tar avanzato da un allevatore, M. Z., ha impugnato le leggi del ’92 varate dall’ allora Ministro della Sanità De Lorenzo, che consentivano la commercializzazione del latte sieropositivo dopo la pastorizzazione: leggi che non sono mai state abrogate, che dal 92 ad oggi sono sempre rimaste in vigore, ma che la Regione Campania non ha rispettato. Gli allevatori, entusiasti della notizia, annunciano un nuovo corso della loro protesta, che ora ha solide fondamenta legislative.
“La Regione non ha fatto altro che perpetrare abusi- lamenta l’ allevatore grazzanisano Giovanni Parente, dal primo momento in prima linea nell’ affaire-brucellosi. Ora i nostri sindaci dovranno provvedere alla revoca delle ordinanze di blocco delle vendite che ci hanno tenute le mani lagheta finora, e ci hanno provocato danni enormi”. Tra l’altro, denuncia Parente, un ulteriore, e grave dato, è stato reso noto in queste ore: su 400 capi immolati dichiarati infetti e avviati al macello, ben 360 sono risultati sanissimi dopo gli esami post-mortem su mammelle, utero, fegato e linfonodi. “Mi domando: C’è malafede negli esami, o sono sballati i test epidemiologici?- continua Parente. Ma soprattutto, chi ci risarcirà? Ora più che mai noi allevatori siamo intenzionati a ricorrere alle vie legali”.

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