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E’ venuto a mancare Don Peppino Lauritano, parroco della Chiesa Madre di Grazzanise

giovedì 19 maggio 2016, di redazione


GRAZZANISE - Si è spento all’età di 86 anni Mons. Giuseppe Lauritano, canonico alla guida della parrocchia S. Giovanni Battista da ben 57 anni. Era, infatti, il 4 gennaio 1959 quando fece il suo ingresso nel nostro paese, molto amato fin dal primo giorno, sia perché era un giovane prete che ereditava la parrocchia più importante sia per quella sua aria gentile e a volte sofferente.
Il suo impatto nella vita religiosa e sociale della parrocchia e dell’intero paese fu notevole. A quel tempo Grazzanise, centro agricolo ma con numerosi lavoratori della mente, era un paese piuttosto chiuso su se stesso e si avviava in ritardo a essere interessato dalla ventata di novità che veniva da fuori. La vita si svolgeva intorno a pochi punti fermi tra i quali la Chiesa era quello prevalente. Erano rare ed effimere le organizzazioni associative. Don Giuseppe si attivò immediatamente per costruire una rete organizzativa di giovani che si manifestò principalmente nella GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica) e nel ramo femminile dell’AC. Anche gli adulti furono coinvolti in alcune iniziative ma il nocciolo duro della sua azione rimase a lungo il settore giovanile (per diversi anni l’Azione Cattolica fu l’unica aggregazione operante nel paese).
Fu all’interno dell’organizzazione e grazie alla felice presenza di tanti giovani attivi che nacquero delle iniziative che si ricordano ancora oggi.
Innanzitutto fu costituito il circolo che aveva come sede la stessa abitazione del parroco. Epiche le gare dei campionati di ping-pong (da allora non si è più praticato questo sport). Contemporaneamente nacque il primo giornalino, ciclostilato, “Bandiera”, iniziale semplice palestra di impegno sociale. Si diede nuova vita alle rappresentazioni sacre in piazza, le “tragedie”, ravvivando una tradizione che affondava le sue radici nei secoli precedenti e che andava spegnendosi sotto i colpi della modernità. Era il canto del cigno delle rappresentazioni in piazza (dopo S. Antonio da Padova ed Ezzelino da Romano ci fu S. Giovanni,… e poi più nulla). Don Peppino era il regista di quegli attori improvvisati, seguiva pazientemente la memorizzazione dei testi e le prove serali.
Non fu trascurato il campo dello sport, con la disputa di alcuni campionati di calcio amatoriale nell’ambito del CSI (Centro Sportivo Italiano). E avvennero le prime ‘uscite’ dal paese, per persone che non erano mai andate al di là del Volturno, gite che fecero conoscere luoghi di culto e città d’arte. Fu una finestra aperta sull’esterno che oggi si potrebbe considerare di poco conto ma che allora rappresentava una grossa novità. Più tardi fu allargato il raggio d’azione con mète più lontane come Lourdes e Fatima ma siamo già in anni molto posteriori.
Chi scrive cominciò la sua vita sociale e associativa con lui, con quel parroco giovane, con tanta voglia di fare, dal vago aspetto ‘gerardesco’, all’apparenza fragile e timido ma che, all’occorrenza, sapeva ben piantare i piedi a terra.
Gli anni della maturità e della terza età sono stati caratterizzati da un indebolimento dei movimenti giovanili e da un certo attivismo, sempre supportato da gruppi di fedeli, rivolto al restauro del campanile e della chiesa, al rifacimento della sua facciata, alla costruzione della casa parrocchiale, ecc. Tuttavia in anni più recenti è stato nuovamente la guida di nuove aggregazioni come la Teens Park.
Infine, dobbiamo anche ricordare i suoi rapporti personali non sempre sereni con i fedeli e con gli altri esponenti del clero locale, sia per il suo carattere che per l’orgoglio, che sempre ebbe, di responsabile della parrocchia principale del paese.
Ma la vecchiaia, ha fatto registrare un nuovo afflato tra i suoi parrocchiani e lui. La canizie ha favorito un rifiorire dell’affetto filiale e oggi che ci lascia viene accompagnato con unanime cordoglio come fu accolto con generale esultanza.
Ai posteri il giudizio storico.

frates

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