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mercoledì 12 settembre 2012, di redazione
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Egr. prof. Tiziano
Come vede non ho perso tempo a pubblicare la sua interessante lettera che spero possa suscitare un dibattito civile e costruttivo all’interno della comunità.
Innanzitutto grazie per il gentile riconoscimento per il lavoro di grazzaniseonline e intanto le dico, non da teologo e nemmeno da praticante, che condivido pienamente tutti i rilievi da lei sollevati. In realtà lei sfonda una porta aperta perché il sottoscritto la pensa esattamente come lei a proposito della processione della Madonna di Montevergine.
Ad ogni modo visto che mi chiede di esprimermi, in virtù di non so quale autorità, non mi tiro indietro e dico sinteticamente che:
1) Trattare questi temi e rappresentare soprattutto una posizione critica significa esporsi a “pubblico ludibrio”, venir tacciati di ateismo, comunismo ed altri ismi del genere. La gente (non uso volutamente il termine fedeli) è molto sensibile su argomenti ecclesiali o clericali e ogni volta che si vanno a toccare certi tasti si suscita un vespaio. Tutti pronti magari a condividere i concetti ma quando si tratta di applicarli alla propria parte ce ne corre (la processione, si, dovrebbe essere più breve, ma per la mia strada deve passare). Ricordo per inciso che in nome della cosiddetta fede sono stati perpetrati nella storia crimini orrendi all’interno e all’esterno del mondo cristiano. Il pericolo di venir fraintesi è grande e nonostante ciò procediamo.
2) Quattro anni fa abbiamo proposto ai nostri lettori un sondaggio sul tema che è ancora visibile nella relativa rubrica. Non vi hanno partecipato molti per la verità ma il 58% si è dichiarato a favore delle modalità attuali della processione. Se consideriamo che sono i giovani a utilizzare in massima parte internet mi pare che ci siano poche speranze di cambiamento.
3) Sono convinto che è responsabilità innanzitutto della Chiesa o degli uomini di Chiesa, a mia memoria, se l’esito processionale ha assunto gli aspetti attuali. Magari in buona fede e con le migliori intenzioni.
Prima nell’aver enfatizzato oltre ogni ragionevole misura la figura e le capacità taumaturgiche della Madonna e poi nell’aver tollerato gli aspetti animistici e paganeggianti nella professione di fede. Quando ci si inoltra sul terreno della superstizione (se riesco a toccare la statua, se procedo sotto la pedana a rischio di far rompere l’osso del collo a qualcuno, se accentuo i segni esteriori della mia devozione allora ricevo grazie spirituali e salute fisica) dopo è difficile controllare la passione popolare che è capace di travolgere tutto. Quando si privilegia l’irrazionalità a scapito del ragionamento non ci si può aspettare ordine e moderazione.
Infatti allorquando un prete ha cercato di porre un argine a questa morbosità e ha apertamente condannato anche lo spreco insano di soldi con i fuochi d’artificio che non si confanno al momento di raccoglimento è stato minacciato e costretto alla fuga.
4) Oltre alla Chiesa o agli uomini di Chiesa hanno responsabilità anche i Comitati che si sono succeduti nel tempo i quali hanno ceduto alle richieste o le hanno favorite pur di incassare qualche soldo in più, hanno consentito privilegi e prevaricazioni e hanno assecondato per i più svariati motivi le pretese più strane.
5) Soluzioni? Sono drastico. Comincerei a vietare di raccogliere soldi durante le processioni (tutte) e vestitini e ori. Se è un momento di fede che lo sia pienamente senza mischiare sacro e profano. Purtroppo anche qui c’è responsabilità della Chiesa che spesso opera a convenienza anche con i simboli. A me non praticante, ad esempio, sembra blasfemo che il giovedì santo si metta il Crocifisso in un vassoio perché i fedeli vi depositino le monete. I soldi insomma servono a organizzare la festa non ad acquistare grazie, quindi vanno dati al Comitato in altra sede, non appesi al manto della statua. Sempre da non praticante penso che la grazia, ossia l’equilibrio interiore, vada acquistato con la preghiera,con la messa in discussione del proprio io, col raccoglimento, ecc.
Vieterei una volta per tutte di percorrere vicoli e strade secondarie e imporrei un ordine di precedenza nel corteo. Di fronte a mugugni e rivolte toglierei ogni copertura religiosa all’evento.
Infine sono contrario alla processione su più giorni. Piuttosto si potrebbe considerare come la parte finale di un percorso di fede da attuare nell’immediata vigilia. La statua potrebbe essere ospitata nei vari quartieri e infine portata in processione su un itinerario snello e breve fino alla chiesa, il luogo deputato alla preghiera.
Ma, egregio Professore, temo che queste idee suscitino soltanto ostilità se non peggio. Le confesso che sono molto scettico sulla possibilità di cambiare le cose se la Chiesa e la comunità non iniziano subito una riflessione. L’alternativa è vedere come sempre il solito spettacolo di gente che bivacca agli incroci in attesa che la statua faccia il suo giro mentre la banda allieta il percorso con il motivo Maradona si’ meglio ‘e Pelé (ci è capitato di sentire anche questo in un’altra occasione mentre non si esita a vietare pezzi di musica seria nei concerti tenuti in chiesa!).
Ci sarebbero ancora delle considerazioni da fare su altri punti toccati dalla sua lettera ma mi fermo qui per non annoiare i lettori.
Anch’io spero di leggere altri interventi, ancora più autorevoli del mio.
Con amicizia
frates