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Aspetti banali della vita assurgono a riflessione filosofica nel libro di Gentile

domenica 21 febbraio 2010, di redazione


Giovedi 18 febbraio u.s., l’Associazione culturale “Tre Grazie” - Grazzanise, presso l’Aula Magna della Scuola Media Statale “F. Gravante”, ha presentato, alla presenza dell’autore, con il saluto del coordinatore prof. Michele Petrella e l’introduzione dello scrivente, il volume “Delle arti e dei Mestieri” di Alfredo Gentile – Liberodiscrivere edizioni.

Alfredo Gentile (Caserta 1970), autore esordiente e “hobbista” della scrittura, dotato della singolare dote di saper cogliere i più piccoli dettagli e trasmetterli viventi al lettore, nel suo testo di racconti brevi, esprime “visioni di mondi”, descrive “brevi punti di vista”, narra “le essenze dei personaggi”. “Racconta un tutt’uno attraverso immagini apparentemente slegate, con la tecnica del cammeo letterario, per poi provare a forgiarle direttamente nella mente del lettore”.

I suoi personaggi sono alcuni esercenti comuni mestieri e professioni (gommista, fotografo, informatore scientifico, ecc) che solo apparentemente costituiscono i protagonisti del libro. In realtà essi sono funzionali ad un’esigenza organizzativa del testo, alla ricerca estrema di una pista su cui spaziare per esprimere il proprio punto di vista sul quotidiano e su cui ospitare il confronto del lettore. Ci riesce egregiamente, grazie alla familiarità degli oggetti di osservazione e ad uno stile linguistico esaustivo, nel significare il concetto, al punto che nessuna forma alternativa è ricercata e/o desiderata da chi legge.

Così, aspetti scontati della vita quotidiana, particolari apparentemente banali, assurgono, col Gentile, a momenti di riflessione filosofica, a dimostrazione che la migliore interpretazione e/o comprensione della vita risiede nel vivere il presente. E’ questa caratteristica che cogliamo, preponderante, nell’autore. Essa gli consente la scoperta di ricchezza di contenuto anche là dove la descrizione delle cose sembra esaurirsi nella mera percezione visiva.

Il presente, tuttavia, non solo inteso quale dimensione temporale in cui calarsi, ma anche come dimensione ideale di vivibilità, che consente la percezione piena della realtà.

Così recita ad un certo punto il racconto “Lo spazzino”: “. . . Adesso questo tempo è passato, non ve n’è l’ombra. Seduti alla guida di un autocompattatore, i miei colleghi ed io, preleviamo azionando una leva ciò che si è consumato nelle vostre case e lo trasportiamo lì, dove altri hanno deciso che sia giusto portarlo. Un tempo avrei conosciuto la bottiglia di latte della sarta del paese, la signora Evelina, le calze rotte di mastro Giovanni, le bottiglie della taverna all’angolo della strada, i pacchetti vuoti di nazionali senza filtro dell’ultimo giocatore del circolo.
Invece adesso piloto a distanza, vado a fantasia. Cerco di lavorare e non vi cerco, poiché non vi conosco. …
” .

Delle arti e dei mestieri” ha l’indubbio merito di liberare il lettore e renderlo protagonista, rassicurandolo sul rischio di risultare banale riflettendo su aspetti della vita che a volte, solo apparentemente, sembrano scontati, ma che in realtà nascondono significati profondi.

Mattia Parente

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