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martedì 11 settembre 2012, di redazione
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Caro direttore,
le scrivo come Grazzanisano, come devoto alla Madonna ma soprattutto come teologo.
Colgo l’occasione per ringraziarla del servizio che offre ai cittadini e per lo spazio che vorrà concedermi e le chiedo oltre la pubblicazione della seguente anche una sua autorevole risposta.
Dopo anni che mi sono tenuto in operoso silenzio, in seguito al giusto sfogo del parroco Lauritano che ringrazio per aver sottolineato il mio impegno riguardo la processione dell’8 Settembre, sento il dovere ribadire con chiarezza alcune emergenze di carattere, teologico, pastorale e sociale inerenti la sacra tradizione cara ai grazzanisani.
Anzitutto vorrei chiarire che il mio non è un atto di accusa nei riguardi del comitato che stimo per il suo non facile compito o dei devoti ma solamente un monito fatto da una persona esperta nel campo della devozione popolare e da uno che non sta a guardare ma opera in prima linea beccandosi lodi e critiche anche forti.
La devozione alla Madonna di Montevergine è il simbolo della generosità e delle fede grazzanisana che è enorme ma che rischia di essere un torrente che distrugge e non feconda i cuori.
Da alcuni anni mi trovo a dover come laico guidare la processione perchè molti sacerdoti declinano l’invito non solo per la lunghezza di essa ma anche per le modalità in cui viene vissuta e organizzata. Invito alla riflessione su come mai anche i sacerdoti originari del paese da circa 20 anni siano assenti al sacro rito.
Una processione è un atto pubblico di fede, penitenza, annuncio del Vangelo e celebrazione dell’amore di Dio in Maria. Se manca una di queste dimensioni, essa risulta carente e per certi versi difficoltosa nello svolgersi.
Il corteo storico dei ceri e delle candele tolto per questione di ordine pubblico ha ridotto il carattere sacro di una processione che sta a cuore a tutti i grazzanisani ma che inizia in modo ordinato e solenne per poi diventare una questua pietosa fatta di continui sali e scendi della statua davanti ai vari portoni, per non parlare dell’ingresso in alcuni cortili privati. La gente perciò si ferma e non segue l’immagine che talvolta veramente resenta la figura della questuante richiamata dal parroco nelle messe del 9 Settembre.
La Fede è qualcosa di comunitario, essa genera la Chiesa e quando si tenta di possedere Dio in realtà si cade nelle mani del proprio io che cerca vie di fuga e non affronta la processione più importante: l’Incontro con l’altro, con i poveri e con il Signore.
E’ praticamente assurdo che la Santa immagine della Vergine seguendo l’esempio Brezzano debba percorrere strade di campagna dove sorgono nuove costruzioni o vicoli ciechi a doppia diramazione provocando una logorante fatica in chi la porta e in chi assiste alla processione.
L’urbanistica del nostro paese lascia alquanto a desiderare e l’itinerario della processione riduce il sacro rito ad un vai e vieni della Madonna la cui responsabilità non è solo del comitato ma di tutti coloro che vogliono la Statua davanti casa loro e lo chiedono con molta fermezza e determinazione.
A questo punto sorge spontaneo dire che un corteo che non ha ne capo e ne coda, dove è assente lo stesso simbolo del crocefisso perchè nessuno vuole portarlo, non è più un corteo ma un “affacciarsi della Madonna nelle case” lustrate a festa mentre le strade sono piene di buche dove devi continuamente richiamare l’attenzione degli accollatori.
Anche in questo giro per quanto si possa accontentare tutti non si riesce mai a farlo nella maniera dovuta perchè è praticamente impossibile. Mia madre che abita in Via San Giovanni e che è invalida non può vedere la sacra immagine perchè sono anni che passa alle 2 di notte e le forze a quell’ora dopo una giornata faticosa non reggono, così come anche tanti anziani e ammalati che prendono le loro medicine e vanno a letto presto. La processione dell’8 Settembre è una espressione di forte amore alla Madonna ma intriso anche di tanti capricci, come il litigare per portarla dando origine ad una sterile esibizione o il totale disordine creato dalle numerose persone che quasi a mo di autorità desiderano precedere l’immagine e non seguirla. Non diciamo cosa mi tocca sentire ogni anno davanti a quella immagine o gli inviti a non fumare e ribadisco con chiarezza che ,se anche a qualcuno danno fastidio, le uniche soste civili e religiose sono quelle fatte con molta devozione davanti a luoghi di culto e monumenti, essi sono luoghi pubblici che rappresentano la comunità. I numerosi complimenti che ricevo dai pellegrini dei paesi vicini e dagli emigranti ne sono la prova, così come le lacrime davanti alla sosta del monumento del ricordo. Monumento nato per ricordare tutti e non solo alcuni!
Le nostre processioni ormai non hanno un corteo solenne di apertura, quelle che una volta erano le verginelle, i chierichetti o le confraternite a Grazzanise non esistono più, vi è solo una banda di musica a cui viene chiesto di fare chiasso anche durante la preghiera. Ho saputo che la presenza dei cavalieri templari e dei giovani accollatori ha dato un tono solenne alla processione del patrono, tono che è molto lontano dalla processione di Montevergine che è solenne solo quando esce e quando entra dal Santuario.
La preghiera, posto che è psicologicamente impossibile pregare per quasi 12 ore, essa era insieme con i canti una caratteristica dei cortei grazzanisani, se la Madonna percorre vichi e vicoletti ciechi come si fa ad assicurare una preghiera lineare, serena e non frammentata?
Ringrazio tutte le operatrici e gli operatori pastorali che hanno dato una forte mano nella guida della preghiera e che hanno fatto esprimere ad alcuni forestieri che la sta il seme di una rinnovata devozione.
La processione del Corpus Domini e del Patrono sono la prova che quando non ci sono padroni ma è la comunità a decidere le cose si fanno in modo molto bello e costruttivo.
La situazione non può e non deve andare avanti così, occorre che le parti sociali, compreso le forze dell’ordine e la protezione civile che ringrazio con stima sappiano incontrarsi ad un tavolo e decidere se articolare la processione in 2 giorni divisa tra periferia e centro o eliminare i vicoli privati e ciechi, oppure ogni anno portare la Madonna in un quartiere diverso scelto tra via Sambuco, Via Crocelle, Via Eufemia e Via Battisti ( Mulino).
Le persone come hanno fatto quest’anno in modo solenne potrebbero preparare la strada, organizzare dei fuochi o delle preghiere speciali e rendere solenne la venuta dell’immagine a rotazione nel proprio quartiere.
Inoltre occorre ripristinare un corteo d’apertura con delle fiaccole antisgocciolo che possono favorire raccoglimento, preghiera e soprattutto ordine, ai bambini può essere data una fascia azzurra e possono recitare delle poesie davanti alle chiese principali. Riducendo notevolmente il percorso e valorizzando le persone e i giovani volenterosi, il sacro rito tornerà ad essere tale.
Non entro nella questione dell’Oro posta alla fine della processione e di cui ho sentito parlare spesso, dico solo che siamo bravissimi a raccogliere offerte e donare l’oro di cui non abbiamo alcuna storia pubblica ma la cittadinanza sappia che invoca regina colei che ha in capo una corona di latta e che la nostra immagine non ha una incoranazione canonica perchè la corona della Madonna di Montevergine non è d’oro.
Sarebbe il caso di domandarsi quanto oro possiede la Statua e come possa essere utilizzato. Una bellissima corona con disegnato sopra il simbolo delle tre grazie, la sua chiesa e il fiume Volturno, credo possa essere un buon motivo per ricominciare a rivalutare una devozione che non può basarsi sul giro delle case ma su quante persone escono con il cuore sereno incontro aMaria la Madre del Signore.
Un grazie sincero ai due comitati festa per quello che fanno e possono fare, credo sia giunto il momento di una ulteriore collaborazione e sinergia tra loro perchè gli ultimi residui di disordine possano essere eliminati e ci sia una processione che rappresenti la parte migliore di Grazzanise.
Le feste patronali sono le nostre radici, esse vanno concimate e custodite con amore, appartengono a tutti e se fatte bene non sono esempio di confusione ma di profonda civiltà e senso della comunità.
La presente è solo l’inizio di un movimento di rinnovamento delle radici storiche locali.
La ringrazio per quanto vorrà rispondermi e invito anche altri a farlo con spirito di dialogo.
Con stima, Tiziano Izzo.