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II -L’Europa unita è la mèta dei nostri tempi

martedì 11 marzo 2025, di redazione


In un’epoca in cui si dice che non esistono ideali, questa può essere per i giovani occasione di impegno intellettuale e appassionato. E’ prima di tutto il concetto di uomo europeo che deve prendere forma ed essere diffuso in tutti gli ambienti affinché non debba essere ripetuto ciò che fu detto una volta a proposito dell’Italia (“Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”).

Non ci vuole molto a pensare che il nostro continente è stato un alveo di continui e grandi spostamenti di popolazione che, integrandosi nel tempo, hanno prodotto quel cittadino nuovo, con più vasti orizzonti culturali, con una visione continentale, che è il cittadino medio europeo.
Un confronto, una compenetrazione di bisogni, di ideali, di progetti. Il formarsi di una mentalità nuova. In questo processo c’è l’uomo europeo, coi suoi difetti e i suoi pregi, i suoi slanci ideali verso altezze imprescrutabili e le sue cadute. Al fondo c’è l’anima europea, sempre evolventesi e pur così nostalgicamente legata a ricordi ancestrali,

E allora perché non costruire un’entità politica nuova e più grande, più confacente alle nuove situazioni e agli sviluppi futuri? Questa entità non può essere che gli Stati Uniti d’Europa, una federazione in cui tutti possano trovar posto nella pienezza delle proprie usanze e nella possibilità di esprimersi liberamente.
Solo se si è convinti di questa necessità nel più profondo delle coscienze si può dire che l’Europa Unita non è una utopia ma una mèta a portata di mano.

Quale è la situazione attuale del nostro continente?
Per rispondere sembra opportuno un paragone con l’Italia prerisorgimentale, quando il nostro Paese era diviso in tanti staterelli. Si trattava di entità che non avevano alcuna possibilità di sopravvivenza futura né tanto meno di poter competere con stati nazionali quali la Francia, l’Inghilterra e la stessa Austria. Per la loro limitatezza territoriale e le loro divisioni erano, dunque, destinati a subire le egemonie altrui.
Oggi tutti gli Stati d’Europa, anche quelli più forti, sono nella stessa situazione degli Stati italiani di allora. I problemi politici, economici, militari, nell’epoca del villaggio globale hanno una dimensione mondiale e i singoli Stati sono inadeguati ad affrontarli ed incapaci di risolverli.
Come scriveva Luigi Einaudi, “il problema non è tra l’indipendenza e l’unione; è tra l’esistere uniti e lo scomparire”.
Nell’unità risiede la certezza dell’esistenza e dell’indipendenza, nella divisione potremo diventare solo colonie.
Ma c’è un argomento decisivo in favore dell’integrazione. Considerato, infatti, che le guerre più sanguinose hanno avuto origine dai contrasti sorti tra gli Stati europei, ne consegue che solo con l’unione di essi si potranno evitare in futuro simili tragedie, come abbiamo verificato negli ultimi 80 anni di pace. Ma oltre che sul piano politico anche su quello economico tutto gioca in favore della federazione. Un mercato interno di 500 milioni di persone è una grande opportunità per tutti. Unendo le nostre risorse si possono risolvere problemi secolari che affliggono alcune nazioni e si può dare nuovo impulso allo sviluppo tecnico, industriale, spaziale, ecc... Oggi alcuni obiettivi sono in via di conseguimento, come l’integrazione delle economie, dei servizi e delle culture. Basti pensare, a questo proposito, alla grande conquista della libera circolazione dei cittadini e delle merci.
Già oggi l’Unione Europea fa registrare importanti performance in diversi settori come quelli aeronautico e spaziale. Le sue aziende hanno solo bisogno di una cornice istituzionale e geografica più ampia.
L’UE è diventata nel tempo un interlocutore di primo piano nelle vicende internazionali (non tragga in inganno l’attuale difficoltà). Mantiene rapporti diplomatici ed è consultata su tutte le emergenze, ma se avesse un solo governo potrebbe certamente contare di più, avrebbe cioè un peso determinante, da grande potenza.
Se potesse sostenere la sua cultura, la sua giurisprudenza, le sue conquiste sociali con delle istituzioni autenticamente unitarie e federali, se potesse essere davvero una Unione nel senso più pieno allora sì che potrebbe tornare ai fasti di una volta e affermarsi come indispensabile fattore di pace.
Purtroppo negli ultimi anni si sono rafforzate le spinte centrifughe con conseguente indebolimento della sua azione, anche per l’aggravarsi della crisi economica, mettendo in pericolo le conquiste già conseguite. E’ necessario uno scatto di volontà almeno tra i paesi disposti a farlo.
La Dichiarazione dei Presidenti dei Parlamenti francese, tedesco, lussemburghese e italiano del 14/9/2015 dal titolo “Più integrazione europea: la strada da percorrere”, si propone appunto di sollecitare i federalisti ad agire prima che sia troppo tardi. Sta a loro raccogliere l’esortazione e farla oggetto di azione politica. In ciò gioca un ruolo determinante l’atteggiamento dei cittadini!

frates

art. precedente:
1° - L’Europa è una idea antica che cresce oggi

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