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Il poeta Milo de Angelis a Pignataro. Una bella serata di cultura

sabato 26 maggio 2012, di redazione


Pignataro M. - E’ una espressione abusata ma era proprio gremita ieri, sabato 25 maggio 2012, la sala concerti degli Amici della Musica di Pignataro Maggiore. Non erano di scena né musicisti né cantanti ma un poeta e la sua poesia: Milo De Angelis da Milano, “il rappresentante più originale e autorevole” della poesia contemporanea (G. Nacca). Titolo della manifestazione: "Tradurre il reale".

La serata è stata condotta da Gianni Nacca e Giuseppe Rotoli, presidente dell’Associazione, i quali hanno analizzato con la loro risaputa competenza e passione i temi dell’opera del poeta. Così Nacca ha sottolineato il rincorrersi continuo dei luoghi, soprattutto luoghi marginali come i ponti, le autostrade, le periferie urbane ma anche impianti sportivi, ricordando come De Angelis sia stato in gioventù anche un saltatore in alto, e rimarcando il fatto che la sua è una “poesia difficile”.

Il prof. Rotoli ha riconosciuto all’autore una grande “capacità di leggere in profondità” che “permette di comprendere quello che sta succedendo oggi”. De Angelis, secondo il presidente degli Amici, ha saputo scorgere con decenni di anticipo la realtà attuale e quanto alle periferie egli “le ama perché lì c’è la vera realtà” e occupandosene ha saputo “scardinare tutti i meccanismi linguistici” sedimentati.
In conclusione, il prof Rotoli ha affermato che nell’opera di De Angelis c’è un dialogo costante tra “vita nella morte e morte nella vita”. Quando sembra che tutto è finito la vita ci sorride e ci sorprende e viceversa è la morte ad occupare la scena quando ci illudiamo di inseguire la vita. "Il tempo della luce è infranto dal tempo del buio, che alla fine prevarica e vince".

Ovviamente l’intervento del poeta ha calamitato l’attenzione dei presenti ma alla curiosità iniziale è subentrato il piacere di ascoltare una voce calma, pacata che descriveva con semplicità e chiarezza ma soprattutto con intensa partecipazione il suo vissuto, a cominciare dalla sua esperienza di docente carcerario, in un posto, dunque, dove “la parola poetica deve fare un lungo percorso” per giungere all’obiettivo alla consapevolezza dell’assenza della figura paterna.

Il suo eloquio sembrava provenire da un mondo carico di esperienza e di maturazione umana e culturale (non dimentichiamo che il nostro è traduttore dal francese ma anche dal greco e dal latino). Questo suo bagaglio culturale lo pone in posizione critica e amareggiata nei confronti dell’uso della parola e dell’educazione linguistica di oggi.
Il picco del pathos è stato raggiunto con la declamazione fatta dal poeta di una sua composizione. Altre liriche sono state lette con grande partecipazione dalla brava Katia Mercone a punteggiare una serata riuscita magnificamente.

Nella folla di appassionati della cultura abbiamo notato il sindaco Raimondo Cuccaro, il Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico di Capua, prof. Giovanni De Cicco, e tanti docenti.

frates

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