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venerdì 7 marzo 2014, di redazione
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Non facciamo in tempo ad accendere la tv che subito qualcuno – il conduttore di un talk, la giornalista di un qualsiasi tg (non importa di quale tendenza) – ci fa secchi con quel cognome (spesso, basta il solo nome, come sappiamo) o quell’altro.
Sempre gli stessi, fino alla nausea, a seconda del frangente.
Non mi riferisco alla sola politica.
Te li sbattono in faccia a gragnuola, finché non ti entrano bene in testa, facendo tabula rasa di tutto il buono che c’è.
Lo chiamano “lavaggio del cervello”.
Da molto tempo.
Da sempre.
Al termine della lobotomia, tutto il nostro universo ideologico ed emotivo dovrà assolutamente, necessariamente ridursi a quei due-tre-quattro-cinque nomi “responsabili” di tutto, nel Bene come nel Male.
Ma non sono che “nuda nomina”, mero “flatus vocis”.
La Realtà è ALTROVE, e quella manciata di macchiette (caricaturali attrici di noiosissime storielle) ha un’unica funzione: impedirci di parlare d’Altro, cioè di quell’ALTROVE.
L’autentico Potere, quello di chi realmente muove i fili, è dietro le quinte, sssssss... ilenzioso: INNOMINATO.
E noi, quaggiù in basso, a rincorrere come deficienti delle insignificanti banderuole...
Giambattista Bergamaschi