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Il defibrillatore, questo sconosciuto

Una più larga diffusione sul territorio potrebbe salvare delle vite

martedì 25 settembre 2012, di redazione


Sulla G.U. n. 88 del 14 aprile 2001 fu pubblicata la legge 3 aprile 2001 n. 120 che all’art.1 recita: “è consentito l’uso del defibrillatore semiautomatico (DAE) in sede intra ed extra-ospedaliero anche al personale sanitario non medico, nonché al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione specifica nelle attività di rianimazione cardio- polmonare”.

Sulla G.U. n. 129 del 6 giugno 2011 il Ministro della Salute ed il Ministro dell’Economia e delle Entrate stabiliscono i criteri e le modalità per favorire la diffusione dei defibrillatori semiautomatici esterni.
Ben 10 anni solo per stabilire i criteri!!!
Tappa importante per l’utilizzo dei DAE è il decreto sulla sanità approvato il 6 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri che prevede l’obbligo della presenza del defibrillatore in tutti gli spazi sede di attività sportiva sia essa agonistica che amatoriale.
Avanguardia di una più ampia dotazione che coinvolga tutti i luoghi più frequentati.

“Il defibrillatore semiautomatico è un dispositivo medico che può essere utilizzato sia in strutture sanitarie sia in qualunque altro tipo di strutture, fisse o mobili, stabili o temporanee.
L’affidabilità di tali apparecchiature (sia per specificità che per sensibilità), dove è automatico il solo riconoscimento della tipologia dell’aritmia ed il comando avviene per mano dell’operatore, deve consentire l’uso da parte di soggetti di cui all’art. 1, comma 1 della legge 3 aprile 2001, n. 120 e permette di effettuare le seguenti operazioni:

* l’analisi automatica dell’attività elettrica del cuore d’una persona vittima di un arresto cardiocircolatorio al fine di interrompere una fibrillazione o tachicardia ventricolare;
* il caricamento automatico dell’apparecchio quando l’analisi sopradescritta è positiva al fine di giungere a ripristinare un ritmo cardiaco efficace, attraverso una sequenza di shock elettrici esterni transtoracici, d’intensità appropriata, separati da intervalli di analisi. Gli intervalli di tempo, che devono separare gli shock, in caso di shock ripetuti, in accordo con le linee guida internazionali, sono programmati negli apparecchi e non sono accessibili agli utilizzatori non medici.
* la registrazione dei tratti elettrocardiografici realizzati e dei dati di utilizzazione dell’apparecchio.

A) Criteri per l’utilizzo del defibrillatore semiautomatico:

a) accertamento della conformità alle norme in vigore, della funzionalità, della manutenzione e revisione periodica del defibrillatore semiautomatico da parte delle strutture che se ne dotano;
b) possesso, da parte di tutto il personale sanitario non medico, nonché del personale non sanitario, che utilizza il defibrillatore semiautomatico, di idonea formazione validata e sistematicamente verificata;

B) Criteri e modalità per la distribuzione dei defibrillatori semiautomatici esterni

La diffusione graduale ma capillare dei defibrillatori semiautomatici esterni deve avvenire mediante una distribuzione strategica in modo tale da costituire una rete di defibrillatori in grado di favorire la defibrillazione entro quattro/cinque minuti dall’arresto cardiaco, se necessario prima dell’intervento dei mezzi di soccorso sanitari. La collocazione ottimale dei defibrillatori deve essere determinata in modo che gli stessi siano equidistanti da un punto di vista temporale rispetto ai luoghi di potenziale utilizzo. In particolare, sono da collocare in luoghi di aggregazione cittadina e di grande frequentazione o ad alto afflusso turistico, in strutture dove si registra un grande afflusso di pubblico e, in genere, ove sia più attesa l’incidenza di arresti cardiaci, tenendo conto comunque della distanza dalle sedi del sistema di emergenza.

Sulla base di tale criteri, devono essere identificate nel territorio comunale le seguenti aree:
* con particolare afflusso di pubblico;
Va pertanto valutata, sulla base dell’afflusso di utenti e di dati epidemiologici ed in base a specifici progetti, l’opportunità di dotare di defibrillatori semiautomatici esterni i seguenti luoghi e strutture:

> luoghi in cui si pratica attività sanitaria e sociosanitaria: strutture sanitarie e sociosanitarie residenziali e semiresidenziali autorizzate, poliambulatori, ambulatori dei medici di medicina generale;
> luoghi in cui si pratica attività ricreativa ludica, sportiva agonistica e non agonistica anche a livello dilettantistico: auditorium, cinema, teatri, parchi divertimento, discoteche, sale gioco e strutture ricreative, stadi, centri sportivi;
> luoghi dove vi è presenza di elevati flussi di persone o attività a rischio: grandi e piccoli scali per mezzi di trasporto aerei, ferroviari e marittimi, strutture industriali;
> luoghi che richiamano un’alta affluenza di persone e sono caratterizzati da picchi notevoli di frequentazione: centri commerciali, ipermercati, grandi magazzini, alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari e stazioni sciistiche;
> strutture sede di istituti penitenziari, istituti penali per i minori, centri di permanenza temporanea e assistenza; strutture di Enti pubblici: scuole, università, uffici;
> postazioni estemporanee per manifestazioni o eventi artistici, sportivi, civili, religiosi;
> le farmacie, per l’alta affluenza di persone e la capillare diffusione nei centri urbani che le rendono di fatto punti di riferimento in caso di emergenze sul territorio.

In via prioritaria devono essere dotati di defibrillatori semiautomatici esterni a bordo, durante il servizio attivo, i seguenti mezzi:

1. mezzi di soccorso sanitario a disposizione del sistema di emergenza territoriale 118;
2. mezzi di soccorso sanitario appartenenti alle organizzazioni di volontariato, alla Croce Rossa Italiana ed al Dipartimento della Protezione Civile;
3. mezzi aerei e navali adibiti al soccorso e al trasporto degli infermi;
4. ambulanze di soggetti pubblici e privati che effettuano servizio di assistenza e trasporto sanitario.

Inoltre, può essere opportuno dotare di defibrillatori semiautomatici esterni i mezzi destinati agli interventi di emergenza della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, del Corpo forestale dello Stato, del Corpo della Guardia di Finanza, della Polizia locale, del Soccorso alpino e speleologico, delle Capitanerie di Porto”.

Dati epidemiologici in Italia.

In Italia la stima è di circa 500 casi ogni milione di abitanti per anno. Ogni 3-4 minuti una persona viene colpita da un attacco cardiaco per un totale di 160.000 all’anno. Di queste una su 4 non sopravvive e in più della metà dei casi il decesso avviene prima di raggiungere l’ospedale, nel 50% dei casi per morte improvvisa da arresto cardiaco.

Dati Istat del 2000 indicano che in Italia, ogni anno, muore un decimo della popolazione globale. Le patologie cardiovascolari da sole contribuiscono per il 50% della totalità: pari a 300.000 persone. In questo sottogruppo circa 50.000 muoiono e la morte improvvisa, causata dalla fibrillazione ventricolare ,contribuisce per l’85%.
Una strage accettata in silenzio, quasi con rassegnazione, anche dalla popolazione e dai mass-media.
Al contrario vengono portati in evidenza gli 8000 morti/anno per incidenti stradali.
Evidentemente la morte di “cuore” in Italia è invece considerata come invincibile e accettata come evento ineluttabile.

La salvezza di un paziente, colto da arresto cardiaco improvviso, dipende dalla presenza accanto a lui di un testimone capace di riconoscere l’emergenza, dare correttamente l’allarme e praticare la Rianimazione Cardio Polmonare di base (BLS: Basic Life Support),sino a che sia possibile collegare il paziente ad un defibrillatore semiautomatico, che potrà erogare la scarica giusta.

Il punto essenziale della “Catena della Sopravvivenza” è che la defibrillazione sia effettuata al più presto possibile. Infatti il riconoscimento tempestivo, l’allarme immediato e corretto, la pronta attivazione del BLS diventano vani se non è poi possibile defibrillare al più presto il paziente, cosi come sarà vano anche l’arrivo dell’equipe dotata di defibrillatore se nel frattempo qualcuno sul posto non ha iniziato il BLS, prolungando, cosi, il periodo in cui il cuore resta in fibrillazione ventricolare (quindi ancora recuperabile) e mantenendo un ridotto ma indispensabile flusso cerebrale.

L’80-90 % degli arresti cardiaci primari è dovuta all’insorgere di aritmie ipercinetiche ventricolari (tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare) che possono essere attualmente risolte solo con lo shock elettrico, erogata da un defibrillatore.

Il defibrillatore non è solamente un mezzo terapeutico, ma anche diagnostico. È infatti in grado di rilevare l’attività elettrica e di stabilire se, in caso di arresto cardiaco, si tratti di fibrillazione ventricolare - in questo caso l’apparecchio si carica e diviene utilizzabile - o di assenza di attività elettrica (asistolia), nel qual caso il dispositivo non si carica e non può erogare lo shock elettrico.

Si deve interrompere il circolo vizioso che si instaura:
inefficacia contrattile del cuore da fibrillazione ventricolare;
la paralisi cardiaca porta all’arresto cardiocircolatorio e respiratorio che a sua volta danneggia cervello e cuore stesso;
Il paziente è ancora recuperabile purché si intervenga in tempo utile.

L’iter legislativo a questo punto è completo….manca solo il defibrillatore, il personale adeguatamente addestrato e… chi non tema di pigiare il bottone di Start in caso di necessità.

AVERE UN DEFIBRILLATORE IN PALESTRA O SUI CAMPI SPORTIVI SOLO PERCHE’ LA LEGGE LO OBBLIGA E POI NON SAPERLO USARE, DA UN PUNTO DI VISTA LEGALE, E’ MEGLIO NON AVERLO!

Dr. Gennaro Tescione

(Le immagini sono tratte da Wikipedia)

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